Sono molti i punti di osservazione dai quali si può guardare il fenomeno migratorio. Importanti sono le analisi ragionate su dati e statistiche che servono a capire l’impatto di questo fenomeno sul nostro paese. Così si individua l’utilità dell’arrivo dei migranti, in genere famiglie di giovani, per svecchiare se possibile la popolazione italiana. Gli stessi migranti sono aiuto prezioso per l’assistenza di persone anziane (le badanti sono circa seicentomila); e necessari per molteplici lavori, ai quali tanti giovani non si adattano. Inoltre il contributo dei migranti nelle casse dell’INPS è notevole, perché essendo giovani non percepiscono ancora la pensione. Per di più qualora un migrante volesse tornare al suo paese non può recuperare i contributi versati (non sono a conoscenza di accordi con Stati extra-europei), che rimangono come dono gratuito nelle casse dell’INPS.
Gli esperti tentano di prevedere quale sarà negli anni futuri la consistenza dei migranti nella nostra popolazione, che attualmente si aggira sull’ 8%. Sono comunque concordi nel prospettare che la popolazione italiana va verso l’incrocio con etnie diverse, cioè a lungo tempo verso il meticciamento. Questi dati,appena accennati, sono comunque alla portata di tutti; agli esperti lasciamo il compito di decifrarli.
All’osservatore attento però non sfugge l’importanza del fenomeno, in quanto interessa milioni di persone, che sono molto spesso coinvolte in autentiche tragedie di proporzioni enormi, come quella recente nel mare di Lampedusa.
Osservando il comportamento degli italiani in questi ultimi decenni, da quando è iniziato e poi è andato sviluppandosi il fenomeno migratorio, si può notare che una parte della popolazione italiana è stata ed è orientata all’ accoglienza, un’altra parte invece al sospetto e al rifiuto. È interessante allora indagare su questi comportamenti e chiedersi da quale contesto culturale provengono. Se guardiamo alla legislazione prodotta ultimamente come indicatore del pensiero degli italiani, dobbiamo riconoscere che l’atteggiamento di sospetto, paura e quindi di rifiuto è prevalente in questa fase storica, espressa dalle forze politiche che hanno governato in questi anni. Detto questo però non credo si possa sostenere che la maggior parte degli italiani tenda al rifiuto dei migranti. I valori dell’attenzione all’altro,della accoglienza e della solidarietà sono ancora fortemente presenti.
Incontrando i migranti è interessante ascoltare le loro aspettative e i loro sogni pensando all’Italia. “Pensavo all’Italia con grande fiducia perché dal vostro paese sono venuti i missionari che ci hanno fatto conoscere il Vangelo di Gesù; sognavo quindi comunità cristiane attente e persone disponibili. Sognavo l’Italia sapendo che anche gli Italiani per vari decenni sono stati costretti ad emigrare e quindi li ritenevo sensibili ai nostri problemi. Sognavo l’Italia con grande speranza perché paese di grande storia e cultura, culla di civiltà, paese di libertà e centro del Cristianesimo…”.
Questi sogni vengono molte volte cancellati per l’impatto con leggi e normative dure, frutto della paura dello straniero e quindi tendenzialmente ostili alla loro presenza. Sogni svaniti anche per comportamenti concreti: come la difficoltà a trovare casa, lo sfruttamento sul lavoro e i vari episodi di razzismo. A questo punto, a secondo della cultura a cui ci si ispira, possono emergere diverse linee interpretative.
A un cristiano interessa comunque capire quale è il significato profetico di questo fenomeno e più in generale della presenza dei poveri, degli emarginati, degli ultimi nella nostra società.
Una prima indicazione viene dall’avvenimento della Pentecoste narrato nel capitolo 2 degli Atti degli Apostoli. La discesa dello Spirito Santo ha prodotto un cambiamento interiore radicale nell’animo dei discepoli, prima impauriti e per questo rimasti al chiuso in casa. L’effetto è stato questo: iniziano a parlare, con convinzione e senza paura, di Gesù di Nazareth, messo a morte dai capi religiosi, ma da loro incontrato risorto e vivo. Ad ascoltare la loro predicazione erano presenti persone provenienti da vari paesi e di diverse culture eppure tutti potevano intendere e capire la loro predicazione. Il messaggio unificante era favorito da una lingua nuova,quella dello Spirito, la lingua dell’amore, da tutti comprensibile. In questa condizione nasce la Chiesa cristiana, che nel messaggio di Gesù accoglie e riunisce tutti i popoli, superando ogni divisione di carattere religioso, culturale, sociale, sessuale.
Una seconda indicazione ci è data da una preghiera di Gesù: “Io ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, che hai nascosto queste cose ai dotti e ai sapienti e le hai rivelate ai piccoli”. (Lc.10,21). La comprensione del messaggio cristiano non è quindi riservata agli studiosi di elaborati testi teologici, ma ai piccoli, ai quali per la loro fede autentica in Gesù è concessa una comprensione profonda del Regno di Dio e del senso della storia. Di conseguenza i piccoli, i poveri non sono anzitutto oggetto di compassione per le loro disgrazie, ma sono quelle persone che, nella loro condizione e per la loro storia, indicano la strada per una nuova umanità; una umanità più autentica nella quale ogni uomo e ogni donna sia riconosciuto anzitutto per la sua dignità di persona, di figlio di Dio. In questa prospettiva i migranti diventano criterio reale con il quale leggere con profondità e sapienza l’incontro di popoli diversi e il cammino di una umanità, nella quale le migrazioni sono state e sono una costante.
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