La democrazia è costruita sul rispetto della persona; il modello di sviluppo umano è legato alla democrazia per avere la possibilità di scegliere le politiche che governano la nostra vita e costituisce una esperienza basilare di una esistenza umanamente degna.
La democrazia è nata nelle città dell’antica Grecia, ad Atene, dove però era praticata da una minoranza da cui erano esclusi gli schiavi, le donne e i forestieri; essa è diventata universale quando è stato scoperto il principio della mediazione e della delega ai propri rappresentanti liberamente eletti.
La delega riguarda però le attività e non anche la capacità di ragionare sui problemi politici che riguardano la cosa pubblica senza piegarsi alla valutazione degli altri, alla tradizione o all’autorità.
Se la democrazia diretta degli antichi non è più praticamente possibile lo spirito che l’animava è stato però in parte dimenticato dai moderni. Se viene meno la capacità di esaminare, di riflettere, di ragionare, di discutere, di vedere la propria nazione come una parte di un ordine mondiale complesso, la democrazia rimane un “guscio vuoto”, un’insieme di regole senz’anima, senza valori, senza scopo. Non a caso gli ateniesi si ispiravano ai grandi filosofi come Platone, Aristotele e Socrate che hanno posto alla base del loro pensiero la capacità di ragionare. Anche se a molti appare superflua l’attitudine a pensare, a riflettere, ad argomentare, essa è una condizione importante per la vita democratica.
L’idea che si possa assumere la responsabilità dei propri ragionamenti e confrontare le opinioni con gli altri è essenziale per il rispetto reciproco e per la composizione pacifica delle differenze. Alcuni dei peggiori disastri del nostro tempo sono da imputare al conformismo generalizzato; alla cultura degli “yes people” che si traduce in acquiescenza verso la maggioranza. L’indipendenza di pensiero è essenziale se vogliamo che il mondo non corra verso la distruzione.
Ma come fare?
Il primo ostacolo alla capacità critica è la non chiarezza degli obiettivi: la retorica, la propaganda sono un modo per fuorviare l’attenzione dei cittadini dagli obiettivi della Politica.
I partiti non si pongono più il problema di cambiare la società ma di gestire l’esistente; le nuove proposte sono varianti della ideologia neoliberista in difesa del capitalismo; parole come “riforme” o “federalismo” sono formule vaghe che non portano da nessuna parte. Le persone che non riflettono correttamente sono facilmente influenzabili e pronte ad acclamare il demagogo che usa cattivi argomenti con un eloquio accattivante. I “media” ci fanno vedere quel che accade ma senza una obiettiva valutazione e la gente non è invogliata a ragionare quando le informazioni sono carenti o interessate e così viene sollecitata in base ai sentimenti (di simpatia, di odio, di adulazione o di vendetta).
L’indecisione dei singoli è spesso frutto dell’autorità o dello “status sociale”; il ricco e il potente appaiono più credibili. Ma la democrazia è radicalmente antiautoritaria, la celebrità, il prestigio e la classe sociale non dovrebbero contare; conta invece il ragionamento. Contano anche i buoni sentimenti come la solidarietà, la compassione, l’empatia ma vanno sempre sorretti dal pensiero razionale.
Le persone che vivono senza riflettere, senza interrogarsi sono propensi a trattare gli altri senza rispetto; i politici superficiali di oggi usano banalità invece di argomenti, ricorrono ad un linguaggio indecente e spesso ingiuriano gli avversari che vengono trattati come nemici. Tutto dovrebbe essere invece sottoposto al vaglio della ragione e tutti dovrebbero essere considerati alla pari nell’ambito della discussione.
Il cattivo esempio offerto dalla classe politica è un potente disincentivo alla permanenza di valori sui quali si è costruita la convivenza. L’obiettivo della democrazia non può essere la crescita economica, essa è una condizione importante ma non l’unica. La lotta politica per la libertà e l’eguaglianza è un compito di ciascuna persona in cui compassione rispetto si misurano contro paura e avidità. La coscienza personale è il futuro di ogni programma educativo ma è anche importante l’empatia, cioè l’attitudine a vedere il mondo dal punto di vista degli altri. È un fatto che gli esseri umani provano compassione verso quelli che conoscono e indifferenza verso gli estranei.
A differenza del passato viviamo in un mondo in cui tutti dipendiamo da persone che non abbiamo mai visto: i problemi che dobbiamo affrontare – economici, ambientali, religiosi e politici – sono di portata mondiale ed esigono risposte a livello sovrannazionale. Tuttavia le nostre interazioni umane continuano ad essere regolate dalle esili norme del mercato, in cui le vite umane sono considerate anzitutto come occasioni di profitto.
L’educazione democratica richiede una serie di conoscenze che le persone, fino a vent’anni fa, non conoscevano. La conoscenza non è ovviamente garanzia di buoni comportamenti ma l’ignoranza porta a quelli decisamente cattivi; gli stereotipi culturali e religiosi sono diffusi nel mondo, l’immigrazione è vista soltanto come pericolo e non anche come opportunità; l’Islam è divenuto sinonimo di terrorismo.
Per affrontare in modo adeguato questi problemi è importante conoscere come funziona l’economia globalizzata e comprendere le tradizioni delle diverse religioni. L’autentico “scontro di civiltà” è quello che si svolge all’interno delle nostre coscienze, dove grettezza e narcisismo si misurano contro rispetto e amore.
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