Fu proprio lui, Tenerani, con quella mole di gran muscolatura ma tozza, quasi a far pensare più ad un mulo trovatosi a passare per caso da Dormelletto prendendo abusivamente alloggio tra l’infinita serie di campioni della “Olgiata”.
Era pur vero che quella muscolatura nascondeva una potenza di spinta enorme e, nella parte anteriore, un’altrettanta potenza di respiro ma da qui a dedurne doti da campionissimo ci correva parecchio.
Goffo con quel testone appena possibile indirizzato verso terra anziché maestosamente in alto per far volare la criniera al vento del galoppo.
E neanche i “lavori” del mattino sembravano poterlo aiutare in quella ricerca di messa in mostra di qualità nascoste che tali erano e tali rimanevano. Pigro per natura, era ben lontano dall’impegnarsi in un galoppo di allenamento: l’idea non lo sfiorava neppure. Tutto, insomma meno che lasciar posto alla possibilità di una smentita dell’apparenza.
Per colmo di sfortuna dovevano capitargli come vicini di box e compagni di allenamento due bellissimi esemplari nonché eccellenti in fatto di qualità come Duccio e Donato di Nicolò. Di fronte alla bellezza dei due, Tenerani poteva solo arrossire. Duccio, poi, non poteva non essere il beniamino di Tesio con quella bellezza superiore che se fossero esistite sfilate di bellezza per cavalli l’avrebbero sempre visto vincitore. Splendido, testa alta e criniera al vento completava queste doti con un’eccellente qualità. Aveva, insomma, tutto del campione.
Quanto a qualità, per il vero, non scherzava neppure Donato di Nicolò, altro eccellente portacolori della giubba bianca crociata di rosso. Ottimo anche lui, Donato, ma non tanto da fargli superare la preferenza che Tesio aveva per Duccio.
Ultimo – in fatto di stima- restava proprio Tenerani, tra l’altro anche nei lavori mattutini sempre inferiore agli altri due.
In un certo senso fu quella, per la Dormello, un’annata sfortunata, disponendo in contemporanea di tre campioni capaci, presi individualmente, di essere ciascuno il miglior soggetto nazionale dell’annata.
A chiarire le idee al grande Federico (ma anche a tutto il galoppo italiano oltre che internazionale) arrivò a San Siro la giornata del “Gran Premio”, evento clou del programma annuale della pista milanese. Secondo le proprie convinzioni Tesio affidò a Duccio la prima monta della scuderia, Enrico Camici.
Donato Di Nicolò – secondo il gran maestro con chance inferiori a Duccio ma superiori a Tenerani- a Trappolini e a Tenerani, ritenuto l’ultimo in fatto di possibilità, Tesio mise in sella Gabrielli che per la Dormello montava per la prima volta.
A circa duecento metri dall’arrivo Duccio appariva netto vincitore precedendo Donato quando come un fulmine a tergo dei due sopraggiunse – volando quasi indignato per la poca considerazione – Tenerani spazzando via, letteralmente, i compagni di scuderia.
Va detto anche che Gabrielli non lesinò qualche “legnata” al cavallo affidatogli per svegliarlo dalla sua tradizionale pigrizia e che Camici – con un urlo ben udito da chi scrive che si trovava lungo lo steccato – esplose in un “lascia che non vengo” per salvare il collega dagli assai probabili improperi di Tesio che s’era visto battere Duccio – sconfessato beniamino- da un terzo estraneo prima sconosciuto.
Conseguenza inevitabile fu l’esclusione di Gabrielli da ogni possibilità di successiva monta per la Dormello, quel Gabrielli che, in fondo, aveva pur contribuito alla “scoperta” del grande Tenerani poi stupendo perenne vincitore e non meno stupendo padre di Ribot. Con tanti saluti a Duccio eccellente campione, più tardi, in Inghilterra e anche ottimo stallone.
Ma di Ribot ne nacque uno solo. Con paternità – si diceva –Tenerani.
Una rievocazione di fatti di un tempo glorioso in un momento decisamente triste per l’ippica italiana che, sotto il profilo economico, non può non toccare anche l’ippodromo varesino. È cosa nota. Ancor più triste ove si consideri che la passione degli ippofili locali è rimasta immutata esprimendosi, come si sta ancora esprimendo, in un eccellente afflusso di pubblico in ogni serata.
Con supremazia in occasione della disputa del 62° Gran Premio Città di Varese sfortunato quanto a situazione meteorologica ma non per il resto.
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