Nell’attesa di sapere se il 2 ottobre è stato un 8 settembre, un 25 luglio oppure un 5 maggio (ai posteri l’ardua sentenza!), reo Silvio, disfatto nell’urna e nel viso, trascorre a Palazzo Grazioli le sue giornate in compagnia del più fedele dei superstiti. Che non è Bondi: è il barboncino Dudù. I suoi falchi sono volati via sotto l’incalzare delle colombe. E così il leader di quell’esercito che fu uno dei più potenti acchiappacitrulli del mondo risale, sconfitto e senza speranza, il campo che aveva disceso con orgogliosa sicurezza. A meno che…
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