La realtà supera l’immaginazione: con queste parole cercavo di giustificare al nostro direttore il mancato invio del pezzo della scorsa settimana. Una mezza bugia, non volevo accampare impegni di altro genere o ammettere una piccola dose di pigrizia; una mezza verità: come si può scrivere di paradossi, quando la realtà ci sorprende fino a superare la più scatenata fantasia? E alle notizie inaspettate della scorsa settimana se ne sono aggiunte un paio mica male: l’imprevedibile esito della crisi di governo, con sviluppi ancora tutti da vedere e la vicenda americana della crisi finanziaria delle istituzioni governative USA, conseguente al mancato accordo tra Presidente e Congresso sui tagli di bilancio.
Noi abbiamo dato maggiore attenzione alla prima, ma la seconda faccenda ha davvero proporzioni epocali e potrebbe portare a rischi per la stabilità dell’economia mondiale paragonabili a quelli già visti cinque anni fa.
Forse la prossima settimana saremo scossi da qualcosa che riuscirà a farci dimenticare tutto questo, come già abbiamo dimenticato l’attentato di Nairobi e l’attacco terroristico ai soccorritori del terremoto del Baluchistan di cui avrei voluto scrivere la settimana scorsa, anche per fare l’apologia paradossale di un Islam diverso, portando ad esempio l’incontro fatto al Meeting di Rimini, con ‘Abd Al Wahid Pallavicini, di cui vorrei fosse pubblicato il testamento spirituale, per mostrare una possibile, inimmaginabile vicinanza spirituale. Tutto passa e già sabato, quando leggerete questo articolo, potremmo essere concentrati su altro… Viene voglia di chiudere il file e di aspettare, di vedere come andrà a finire.
Ma no! L’ho già fatto tante volte. Mi sono rifugiato nella fantasia o, banalmente, nel passatempo; chiudo Word e apro il file giochi. Rimando il compitino, rimando il giudizio, attutisco l’impatto della realtà. E quando qualcuno in famiglia mi domanda “E adesso che cosa succede?” rispondo stizzito “Non lo so”. E sono stizzito con me stesso, perché davvero non lo so. E mi dispiace che pensino che mi stizzisco per la domanda, per essere stato “disturbato”.
Altro che disturbo! L’impatto con la realtà disturba la ragione, ben più di una domanda importuna.
Non so rispondere a queste domande, non perché non sono un bravo analista politico, ne sento tutti i giorni di bravissimi… bravissimi a sostenere il contrario di quello che hanno detto la settimana prima.
Non posso rispondere se non sono in grado di reggere l’impatto con la realtà, irriducibile alle mie aspettative. Se non reggo, finisco più o meno come Fantozzi, subisco ancora e, mentre subisco, mi prostro al mio persecutore “come è umano, Lei”. O come i personaggi di Woody Allen, mi convinco che è la realtà ad essere demenziale. Ma si può vivere diversamente? Si può capire?
Si può vivere nonostante l’aggressione continua del non-senso, dell’opportunismo, altrui e proprio, qualche volta del male in senso pieno?
Mi accosto con timore e reverenza all’esempio di papa Francesco. Non per le cose che dice, che stanno serenamente nel solco della tradizione, non per il modo, pur straordinariamente efficace, di comunicarle. Ma per la certezza morale che fa trasparire da ogni gesto, da ogni parola. Quando dice che la verità non è assoluta, cioè priva di ogni legame, ma è fatta di relazione, dichiara ineludibile il rapporto con la realtà, così come è, non come la vorrei, non come dovrebbe essere, nel progetto mio o di qualche potente ideologia.
Già la sua stessa presenza è una realtà che supera l’immaginazione, ma una realtà vera, con cui si entra in relazione, incontrabile, nelle pagine di un giornale, in chiesa o nel refettorio di santa Marta.
Soltanto, non bisogna sbagliare metodo.
Mi viene in mente un altro esempio cinematografico: in “Nightmare before Christmas” il capo di Halloween, Jack, lo scheletro, incontra la realtà del Natale nella felicità della gente e vuole carpirne il segreto. Cerca quindi di sottoporre ad analisi chimico–fisica gli oggetti del Natale: i dolci, i doni, gli addobbi dell’albero, cattura lo stesso Babbo Natale per impadronirsi della ricetta segreta della felicità per trasferirla in Halloween, ma fallisce, perché il metodo è inadeguato all’oggetto e non trova altro che materia inerte, finché non capisce che il segreto è nella relazione, nell’amore.
Questo rapporto amichevole fiducioso che papa Francesco dimostra di avere con la realtà è ciò che ho chiamato “certezza morale”: Egli sa di essere nel giusto non perché ha costruito un ragionamento perfetto e appoggiato su di esso un’aspettativa che la realtà debba soddisfare, ma, al contrario, impara dai fatti una relazione costitutiva del proprio stesso essere: affinché tutto abbia senso, anche questa infima particella della realtà che sono io, che sei tu, deve avere senso, devono averlo insieme, devono averlo insieme al Tutto.
Perciò mi aspetto sorprese, positive e inimmaginabile, da questa povera realtà e mi preparo ad accoglierle con fiducia e speranza.
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