Le prime notizie sul PGT pubblicate rendono opportune, ove fossero confermate dalla presentazione formale, alcune considerazioni.
L’Assessorato afferma che il PGT dovrà essere ‘a portata di cittadino’. Esisterà un solo tipo di tessuto storico rispetto ai sei previsti dal PRG in vigore. Le zone a ville non avranno più sette sottozone come oggi. Tre zone saranno a prevalenza residenziale rispetto alle quattro precedenti con nove sottozone.
Una tipologia per le aree di riqualificazione invece di tre. Due zone per attività economiche anziché tre con tre sottozone. Due zone per aree agricole e boscate invece di quattro. Si tornerà a considerare il volume degli edifici invece della superficie dei pavimenti. Si renderà più libera la destinazione d’uso nei centri storici. Se saranno confermate queste anticipazioni avremo davvero un notevole cambiamento nella gestione urbana.
Negli anni ’90 ero vicepresidente della Commissione urbanistica. Ho ancora in evidenza le considerazioni effettuate dalla società Oikos di Bologna incaricata del Piano ancora oggi sostanzialmente in vigore.
L’attenzione particolare dedicata alla Città reale dell’area varesina comprendente 180 mila abitanti. Il ruolo possibile di questa Città nell’ambito prealpino.
Sono passati quasi vent’anni da allora, ma il Comune di Varese non ha assunto iniziative per avviare una collaborazione con i Comuni dell’Area. Ciascun Comune ha così continuato a gestire il proprio territorio ignorando ogni pur evidente relazione più estesa. Questa preoccupazione deve essere ripresa con una iniziativa non rinviabile.
È su questo tema che si dovrà giudicare il PGT di Varese. Ma temo che saremo delusi e che dovremo, in questa fase, limitarci a considerare le ‘migliorie’ che saranno proposte rispetto al PGR ancora in vigore.
Varese nell’ultimo dopoguerra ha ricevuto incredibili offese. Molte sue bellezze sono state perdute. A causa anche di normative dei piani degli anni ’50 di incredibile leggerezza, rettificate in parte negli anni ’60.
Se nei prossimi anni ci affideremo alle sole semplificazioni o ai progetti liberi da strategie complessive per la Città reale, perderemo ogni speranza per un suo ruolo fondato sulle relazioni sociali, sulla promozione culturale, sull’Università, sulla promozione anche economica della sua storia, delle sue residue bellezze.
La ‘semplificazione’ normativa non deve diventare rischio di perdita di qualità di questo tessuto urbano così diversificato e articolato, così delicato, che ha bisogno di particolare diffusa attenzione. I diritti dei cittadini comprendono anche la conservazione e la promozione della loro città.
Un aspetto delle anticipazioni date sulla normativa del PGT deve preoccupare notevolmente. Si tratta della modifica del parametro che quantifica l’edificabilità. Si vorrebbe ritornare alla valutazione della edificabilità in base al volume anziché sulla base delle superfici di agibilità che sono definite dalla cosiddetta superficie lorda di pavimento dei diversi piani (SLP). Si tratta di un ritorno al passato ante anni ’90 ormai generalmente abbandonato. Con tutte le complicazioni richieste dalla traduzione di una normativa esistente da metri quadrati a metri cubi. Con la perdita dell’evidenza e comprensione concreta del concetto di abitabilità che le superfici calpestabili rendono palese, ma che le cubature non consentono.
Non mi pare questo un buon inizio di ragionevole semplificazione. Restiamo in attesa del progetto che sarà proposto. Con l’affetto che portiamo per questa nostra Città.
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