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Sport

RAIKKONEN SORRIDE, ALONSO NO

ETTORE PAGANI - 20/09/2013

Raikkonen in Ferrari nel 2009

Raikkonen torna in rosso. Alla Ferrari. Non certo in banca. Le disponibilità del cosiddetto “pilota di ghiaccio” è quanto meno dubbio possano essere in crisi. Ghiaccio fin che si vuole, insomma, ma non tanto quanto occorrerebbe per non sciogliersi al calore del dollaro.

Kimi ha dichiarato di essere soddisfattissimo all’idea del rimpatrio. E v’è da credergli. Situazione economica a parte, il finlandese non dovrebbe avere ragioni per rimpiangere una Lotus che non riesce a trovare le giuste misure e che, almeno ora come ora (e per tale intendendosi, a fil di logica, anche la prossima stagione) non sembra poter competere con una Ferrari che – pur trascinandosi più di una magagna – pare di altro valore.

Meno contento potrebbe essere Alonso. Questi, nel corso di una recente intervista, diplomaticamente non si è sbilanciato circa la possibilità di una sostituzione di Massa.

Non si è sbilanciato ma non ha potuto non dichiarare che la permanenza di Philipe in Ferrari gli sarebbe stata benissimo.

Diplomazia a parte, la dichiarazione dello spagnolo non fa una grinza rientrando nella più logica delle verità. Certamente meglio il pur bravo, ma innocuo, brasiliano come compagno di scuderia di un altro più competitivo e sicuramente dotato di carattere da protagonista non certo disposto a rinunciare ad eventuali possibilità di conquistarsi una superiorità in famiglia.

Resta il fatto che la banca Raikkonen l’ha trovata proprio in Ferrari visto che, a suo tempo, la rossa accompagnò il suo anticipato addio con un sacco di quattrini per far posto ad Alonso e che ora lo richiama, certamente offrendo altro adeguato malloppo da aggiungersi al primo.

Del resto sono o non sono quelli della Ferrari i colori di Babbo Natale?

Senza soffermarsi sull’ovvietà del concetto di rivincita del finlandese.

Chi, peraltro, con una certa ironia, sottolinea i due punti – economico e morale – tutti a favore di Raikkonen dovrebbe pur rammentarsi del mediocre apporto che Kimi stava dando in Ferrari quando la società di Maranello si decise a liquidarlo per far posto ad un Alonso sicuramente allora (e per quanto ci riguarda anche oggi) il miglior pilota del momento.

Non solo miglior pilota ma – se vogliamo – chiamato, anche, in ritardo per sostituire un Raikkonen che dava molto di più l’impressione di essere desideroso di un buon pensionamento privo come fu di ogni parvenza di grinta, combattività ed ambizioni.

Alzi la mano chi, allora, avrebbe ipotizzato non solo un suo rientro così autoritario ma addirittura lo stesso suo rientro.

La Ferrari, quindi, del suo comportamento d’allora non pare possa dolersi. E neanche del fatto di non aver pensato ad un’accoppiata Alonso-Raikkonen per l’evidente opportunità di evitare la ritualmente pericolosa presenza di due galli in un pollaio. Timore che, però, potrebbe riaffacciarsi adesso. Ed è strano che l’idea non abbia neppure sfiorato i dirigenti e i tecnici in rosso. I quali dovrebbero, semmai, rivedere molte questioni tecniche sulla vettura più che pensare ai piloti.

Anche – e soprattutto – perché quanto di buono ha fatto la macchina dopo l’arrivo di Alonso lo si deve proprio a quest’ultimo capace, così come è stato, di ovviare, nei limiti del possibile, agli inconvenienti che una vettura così e così ha continuato quasi, gelosamente, a conservare.

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