Un viaggio estivo, programmato all’ultimo minuto, destinazione Marsiglia, ci catapulta in maniera molto naif nel microcosmo della seconda città più popolosa di Francia, nominata per l’anno 2013 Capitale Europea della Cultura. Attratti da quel biglietto da visita, che evoca opere finanziate dal Programma Cultura della Comunità Europea per fare conoscere le particolarità del grande calderone europeo, la realtà che ci accoglie a Marsiglia è un tantino diversa, e sembra anticiparci per tanti versi un destino che anche noi a Varese siamo chiamati a gestire.
Marsiglia, come Varese, città di confine. L’osmosi tra Nord e Sud è un destino storicamente tangibile. La città da secoli fa da cuscinetto tra più mondi: terra e mare, settentrione e meridione, bianco e nero. Mentre osserva il transito di queste diversissime genti, si interroga sulla propria identità. Genti che vanno e vengono, genti che a volte decidono di restare per scelta o per necessità: qui convivono, si mescolano, tutte chiedono diritti, spazi per il proprio stile di vita. La città si spezzetta non senza tensioni in zone residenziali e “altre”. Il caos domina la circolazione nella strade, vitale, a testimoniare una babele di lingue e di culture. Ciascuno si considera diverso e migliore dell’ “altro”… Un dialogo impossibile, si direbbe. E invece, guardando il colore della pelle dei tantissimi bambini in strada, figli di una ripetuta straordinaria mescolanza di geni, comprendiamo che la vita corre più veloce delle nostre domande sull’identità.
Protetta da un sistema di dolci colline e impreziosita da sorgenti di acque dolci, l’insenatura naturale dell’attuale Marsiglia accolse nell’antichità due diverse popolazioni mediterranee, i greci e i celti liguri, favorendone l’incrocio. Destino simile, su base continentale, per la nostra civiltà golasecchiana: intorno al VI a.C. su quelle collinette sicure si concentrò il transito dei celti prima e di etruschi e romani poi. Per sopravvivere, sia lì che qui, si dovette accogliere, e mettere a frutto, le risorse che ciascuno dei popoli viaggiatori portava con sé. Tuttavia il processo dell’integrazione non sempre è facile, e infatti Marsiglia oggi, fortunatamente più nell’immaginario collettivo che nella realtà, è anche una città ostaggio della piccola criminalità, e poco sicura per i turisti. Dunque, nell’anno da Capitale Europea, Marsiglia si trovava a dover ricostruire una immagine che potesse attrarre turismo – questione quanto mai attuale, fortunatamente per altri motivi, anche a Varese.
Nonostante la crisi economica attanagli tutti i finanziamenti, molto coraggiosamente, gli amministratori marsigliesi hanno valorizzato la Capitale della Cultura Europea coinvolgendo archistar internazionali nella realizzazione di nuove opere che intreccino significativamente modernità, pensiero e territorio.
Quale migliore sito, per erigere il MuCEM, il Palazzo multifunzionale dedicato alle Civiltà del Mediterraneo, se non l’imbocco del Vieux Port, il Porto Mediterraneo di Francia per antonomasia? Per questo contenitore di grandi mostre ed eventi a tema multiculturale, tre architetti dal cognome italiano (ma è un trompe l’oil: sono un algerino e due francesi), affiancati in un secondo tempo da Stefano Boeri, hanno inventato un arditissimo parallelepipedo, costruito sull’acqua, che sembra ricoperto da pizzo nero di ardesia tagliata al laser.
Progettata dal britannico Norman Foster, invece, la pensilina marittima del vecchio porto è un furbesco tetto di specchi fotografatissimo dai turisti, che hanno la sensazione di essere subito protagonisti al loro arrivo in città. E i marsiglisi rispolverano il sontuoso Palazzo Longchamp per l’eccezionale mostra “Le Grand Atelier du Midi”, superba celebrazione dell’ “ambiente – Midi”. A location diffusa, con Aix en Provence e altre sedi, l’esposizione propone oltre duecento gioielli pittorici, un patrimonio artistico che ha trovato ispirazione nel paesaggio che si estende da Marsiglia a Bordighera. Sono state tantissime infatti le località frequentate per una sessantina d’anni, dal 1860 fino al 1920, da una manciata di amici pittori che diverranno celebrità, come Van Gogh e Cézanne, Picasso e Braque, Derain, Dufy, Renoir, Guigou e Monticelli…
Le iniziative, a Marsiglia, sono organizzatissime: vi sono persino libretti-gioco e audio-guide gratuiti per bambini e percorsi guidati per tutti, inclusi visitatori ipo- e non-vedenti. Perchè il turista va coccolato non solo con la qualità dell’offerta culturale ma anche con tante piccole grandi attenzioni che rendano più piacevole il soggiorno, come i collegamenti di trasporto pubblico via mare e via terra: fitti, frequenti ed economici; oppure i numerosi punti wifi gratuiti presso i negozi consorziati con la Capitale della Cultura; come il noleggio delle biciclette semplice e automatizzato in tantissimi punti della città; senza dimenticare l’ampissimo Prado, il parco balneare alla periferia della città, che prevede servizi di bagnino, docce, e cabine per cambiarsi, gratis per tutti – e nel contempo favorisce l’accesso a una miriade di proposte di sport acquatici. Pensava proprio a questo, negli anni ’50, anche il grande architetto pensatore Le Corbusier, che per la sua celeberrima “Citè Radieuse” individuò in Marsiglia, “la città di domani, dove sarà ristabilito il rapporto uomo-natura”.
La lezione di Marsiglia oggi, è quella di una città che prova a svecchiare la propria immagine, a ridisegnare il suo futuro, che getta il cuore oltre l’ostacolo della crescita numerica. Una città che accoglie la diversità, si rimbocca le maniche e cerca di gestirla. Una città decisionista, che sa trasformarsi in tempi rapidi, che supera gli scogli della burocrazia, dei vincoli di ogni tipo, per restituire ai suoi abitanti, nessuno escluso (e ai turisti sempre più numerosi) tutto il diritto ed il piacere di viverci e goderne le bellezze.
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