Dopo aver tergiversato per settimane tra falchi e colombe, il reo Silvio ha finalmente scelto. Ha scelto l’Elefantino, alias Giuliano Ferrara – ateo devoto e berlusconiano devotissimo – e gli ha affidato, dicono, l’incarico di scrivere il videomessaggio che lui, reo Silvio, ha poi magistralmente interpretato con quella faccia un po’ così, quell’espressione un po’ così che ha sempre quando vuole far la vittima. Quel che ha detto in sedici minuti è noto: sono innocente, la democrazia è in pericolo, siamo alla vigilia della catastrofe, riecco a voi Forza Italia, moderati scatenatevi, le toghe rosse vogliono eliminarmi ma io, decaduto o no, resto leader, con un piede dentro e l’altro fuori in un governo più di lotta che di Letta. È una strategia vantaggiosa, quella suggerita dall’Elefantino? Fa bene l’ex Cavaliere a fidarsi? A giudicare da certi trascorsi, vien da rispondere no. Perché Ferrara è stato autorevole dirigente comunista, e il comunismo ha fatto flop; è stato craxiano, e Craxi è finito nella polvere; si è fatto berlusconiano, e Berlusconi… Conclusione: l’ex Cavaliere non ha scampo.
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