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Cara Varese

UMANITÀ DIMENTICATA

PIERFAUSTO VEDANI - 20/09/2013

Alla fine sono arrivate le proteste dei cittadini, l’azione legale promossa da dipendenti del Pronto Soccorso senza consultare il sindacato, la ferma protesta del sindacato stesso.

Le cause della rivolta: il disastro di immagine e di servizio alla comunità conseguito anche dalla barellaia (accampamento irregolare, inadeguato per pazienti e parenti), poi le magagne di un ospedale massacrato nell’offerta di posti letto a fronte di una incessante domanda elevata, inoltre altre storture come reparti di grande tradizioni ridotti per la chiusura di sale operatorie quasi ad ambulatori in termini di accoglienza e prestazioni.

Dopo tante inadempienze, non rilevate in altri ospedali della provincia, ecco che al “Circolo” sono spuntati abbozzi di soluzione tampone, che si ripromettono di portare a livelli più dignitosi, ma pur sempre insufficienti, la disponibilità dei posti letto dopo averla ridotta a quattrocento per i i quattro mesi estivi. E migliori condizioni sono promesse agli operatori sanitari, ridotti numericamente all’osso, utilizzati quasi all’impossibile quando chi assiste un ammalato deve essere sempre al massimo della serenità psicologica.

Questi sono i risultati raggiunti dal Celeste Impero della sanità regionale lombarda in quel di Varese, il tutto per poter continuare a dire all’Italia delle Regioni che in materia di assistenza medica siamo da primato, che il bilancio della gestione è apprezzabile sotto tutti gli aspetti.

Se si celebrano queste vittorie significa che nella gestione ci si è dimenticati di valori come umanità e solidarietà, che nel servizio alla comunità più debole, quella bisognosa di aiuto nella malattia, si adottano sistemi da padroni delle ferriere, che non si è all’altezza di un ruolo che, anche nei momenti di crisi, richiede una elevata sensibilità sociale.

In Italia l’assistenza sanitaria è stata praticata con metodi e fini aziendalistici dopo che, nel tremendo passivo di gestione del settore a livello nazionale, si erano individuati disastri, sprechi e ignobili scandali.

Questo non è mai avvenuto nel Varesotto dove anzi c’è un capoluogo che addirittura grazie ai privati per decenni ha contribuito con risorse enormi e con il contributo di medici di grande professionalità alla crescita non di un ospedale ma di un polo sanitario pubblico.

La crisi che morde l’Italia non poteva non avere conseguenze anche nella sanità, ma in nessun altro ospedale della nostra provincia si è così bastonati come al “Circolo” dai cacciatori di primati del Celeste Impero. Un accanimento inspiegabile.

Era inevitabile una prima notevole reazione da parte degli operatori del “Circolo” e c’è aria di dare vesti nuove, clamorose, alla protesta. Sembra sia tempo che la grande politica lombarda a Varese riporti a un livello almeno sufficiente l’assistenza sanitaria per dodici mesi all’anno. Se si è arrivati al dimostrato degrado estivo, roba da sani da legare, è pure tempo di pensare di mandare a casa, alla prima occasione elettorale, chi non si è preoccupato, anche indirettamente, di rispettare elementari diritti e di avere buon senso.

La cacciata sarebbe sacrosanta legittima difesa, anzi la prima ben motivata, esemplare e storica rottamazione da parte della mite, civilissima comunità del nostro territorio.

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