I partiti e la politica sono oggetto di severe critiche per la loro distanza rispetto alle esigenze e alle attese degli elettori. La contestazione della politica è radicale, vengono messi in discussione non solo i partiti ma anche le istituzioni. In un’epoca in cui trionfa il soggettivismo viene respinto il principio della delega e della rappresentanza.
La critica ai partiti di massa, nati dalla rivoluzione industriale, era già stata anticipata da Roberto Michel e da Max Weber; in democrazia per contare occorre organizzarsi ma l’organizzazione vuol dire oligarchia e burocrazia; l’oligarchia crea separatezza tra classe dirigente e cittadini, tra paese legale e paese reale.
La democrazia rappresentativa è un rapporto fiduciario tra cittadini e rappresentanti, è mediazione non partecipazione. Però solo così la democrazia è diventata universale, mentre la democrazia diretta degli antichi era praticata solo in piccole comunità.
Politica e società sono un binomio inscindibile: Quando la “società fordista” di classi si è trasformata nella più flessibile “società postmoderna” di ceti frastagliati, eterogenei, complessi, il binomio si è spezzato e la società non si riconosce più nella politica.
Il conflitto politico si è spostato dai bisogni primari (materialisti) alla domanda di beni immateriali per la buona vita; le crescenti aspettative hanno alimentando la richiesta di nuovi diritti (la nuova ideologia dei diritti) e offuscato il senso del limite e dei doveri.
Alla trasformazione della società si è accompagnata negli ultimi decenni una mutazione della politica; al posto della democrazia della rappresentanza si sta sostituendo la democrazia del pubblico.
Invece della mobilitazione sociale (per classi, per interessi) con cui il partito decideva la linea politica, si sta affermando la mobilitazione cognitiva basata sulle idee. Le idee servono a motivare le persone, a interpretare la realtà e a cambiare la società; i cittadini, più colti, più evoluti, più informati, vogliono costruire dal basso un cammino condiviso, cioè un programma.
Il sistema politico ha cercato di adeguarsi alla trasformazione della società attraverso due strade: La personalizzazione per ricostruire un rapporto tra cittadini e leader in cui la dinamica della competizione non prevede la definizione delle politiche ma l’importanza della leadership.
La consultazione per indicare i candidati (primarie) e i programmi (referendum tematici);
le primarie danno voce agli iscritti ma nel contempo introducono una dinamica plebiscitaria.
La trasformazione dei partiti ha reso più popolare la politica (con i mass media) ma l’ha anche svuotata di contenuti. È più facile ottenere i consensi suscitando emozioni piuttosto che l’adesione su un programma razionale; il consenso non è più il risultato dell’appartenenza ma viene ogni volta acquisito intercettando i flussi elettorali.
La politica è meno incisiva perché, per non scontentare gli elettori, deve guardare alle prossime elezioni e non può programmare nel medio e lungo periodo. Senza una previsione poliennale non è possibile attuare le idee economiche di Keynes, né quelle sociali di Beveridge, né le riforme sociali strutturali. Gli Stati che erano riusciti, durante le due guerre mondiali, a mobilitare le risorse disponibili e a convertile successivamente per fini di pace, creando il Welfare State, hanno ora rinunciato a tale possibilità; la politica è diventata gestione dell’esistente. I partiti hanno inoltre indebolito le loro strutture periferiche che consentivano di mantenere un rapporto e di interagire con la società.
La politica del pubblico ha colto successi effimeri, non ha trovato modelli convincenti e stabili, non ha riconquistato la fiducia degli elettori e spesso è degenerata nelle patologie del populismo; i partiti populisti sono anti-sistema.
Il rinnovamento dei partiti e della politica e il rafforzamento della democrazia non sono perseguibili unicamente sul piano del metodo attraverso innovazioni formali. La “forma partito” dipende dai programmi che si vogliono attuare e dalle finalità che si vogliono perseguire.
Il problema politico è essenzialmente un problema di cultura (modo d’essere da cui scaturisce l’identità) e va affrontato sul piano dei principi (valori) e su quello dei contenuti (programma). Forma e progetto vanno di pari passo.
Un soggetto politico può, al limite, prescindere dalla sua forma, ma non può fare a meno di una Weltanschauung (concezione della vita, del mondo e dell’uomo), che sta alla base della sua identità. L’idea di società, le idee-guida, il progetto costituiscono gli incentivi collettivi e simbolici e sono ancora essenziali per motivare i cittadini all’impegno politico.
Il progetto mette in relazione politica e cittadinanza.
La società postmoderna è stata trasformata dal nuovo capitalismo radicale con effetti devastanti: la prevalenza del potere finanziario; l’ineguale distribuzione della ricchezza che fa capo ad una minoranza; la delocalizzazione dell’industria, la rinuncia alla programmazione dello sviluppo; l’attribuzione dei poteri dello Stato ad autorità neutre o sovrannazionali (la cosiddetta postdemocrazia).
Questa situazione ha svuotato la politica dei suoi compiti e ha ridotto le istituzioni rappresentative a “gusci vuoti” (l’Europa dei tecnici contrapposta all’Europa dei popoli, come prevista dai padri fondatori).
Il modello di “forma” partito è in funzione del modello di società che vogliamo.
Ogni soggetto politico deve avere alcuni caratteri essenziali:
Le regole democratiche. Il potere dei partiti è aumentato e la tendenza accentratrice deve essere disciplinata da una legge di riconoscimento dei partiti che assicuri trasparenza e democrazia nelle loro decisioni.
Un progetto condiviso che sottragga lo sviluppo dall’impulso irrazionale dei mercati.
Un compito educativo che corregga la tendenza alla massificazione sollecitata dai moderni mezzi di comunicazione.
La selezione della classe dirigente per merito e competenza.
Degli spazi aperti ma definiti di discussione e di confronto. Anche se il circolo non è più un luogo di acculturazione esso coinvolge elementi di forte identificazione che si realizzano insieme ad altre persone.
Un codice etico di comportamento che tenga conto della centralità dell’iscritti e della base per realizzare i fini del partito e per fornire una classe dirigente preparata per le istituzioni pubbliche.
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