Il nuovo anno scolastico si apre con una nuova risorsa educativa: il concetto di “bisogni educativi speciali”, sintetizzati nella sigla BES. La logica della centralità della persona e in particolare l’attenzione agli alunni in difficoltà, già normata dalla L104/92 e dalla L 170/10, si amplia a valorizzare nel percorso scolastico degli alunni anche situazioni temporanee di disagio personale, psicologico, fisico o condizioni di eventuale insuccesso non riconducibili alle patologie certificate o ai disturbi specifici dell’apprendimento. Scopo dei BES è favorire il più alto livello di inclusione, supportando lo studente con interventi mirati e consoni alla problematica specifica che può insorgere nella sua storia personale, limitandone o ne la serenità e positività del percorso scolastico. La circolare ministeriale di riferimento è la n 8 del 6 marzo 2013, che definisce le applicazioni, gli strumenti e gli interventi della specifica Direttiva del 2 dicembre scorso.
Introdurre il concetto di bisogni educativi speciali significa quindi regolamentare quanto nella scuola la sensibilità di dirigenti e docenti, in collaborazione con le famiglie, già attua nel momento in cui il rapporto educativo e formativo è aperto, costruttivo e attento alle situazioni specifiche del singolo. Ma significa soprattutto offrire allo studente in difficoltà e alla sua famiglia ulteriore occasione di un dialogo costante con i docenti e l’istituzione scolastica, costruendo assieme le opportunità adeguate ad un inserimento positivo nel lavoro di classe e a migliorare e potenziare quello personale. Chi vive quotidianamente con i bambini o gli adolescenti nella scuola sa quanto alcune condizioni – ben diverse dal sommario e generico giudizio di mancanza di volontà – possono intervenire e porsi come ostacolo in un regolare percorso didattico e formativo.
Una situazione sociale, familiare, relazionale particolarmente gravosa, un disagio fisico o psicologico anche circoscritto nel tempo possono pesare negativamente sulla vita di un alunno, sul suo successo scolastico e anche l’intero sistema di relazioni con i coetanei e con gli adulti educatori. Ad essere compromessi sono quindi la serenità personale, psicologica, l’autostima, la socialità, le aspettative sul futuro e le scelte di vita. Il rapporto fiduciario tra studente, famiglia e docenti diventa a questo punto essenziale in tutte quelle situazioni che da solo uno studente o una famiglia non sanno e non possono affrontare e che portano, in molti casi, alle decisioni drastiche dell’abbandono scolastico o della sfiducia. Che non sono problemi del singolo, demandati a soluzioni individuali, bensì carenze della collettività, rispetto alle quali porsi adeguate domande e cercare opportune risposte. L’obiettivo nel sistema di istruzione e formazione in Italia e in Europa è infatti quello di fornire a tutti gli alunni gli strumenti per essere cittadini attivi e consapevoli, positivamente inseriti nella comunità, rimuovendo ogni eventuale ostacolo in questa direzione. È però necessario che questi possibili limiti siano conosciuti, compresi, interpretati e superati.
Il compito degli insegnanti, in tutti i livelli di istruzione, assume perciò tratti sempre più complessi, articolati, che richiedono una attenzione e una valorizzazione che, purtroppo, spesso la collettività fatica a riconoscere. Nella scuola, microcosmo della società, si leggono infatti tutte le trame della complessità dell’oggi: pertanto un sistema di istruzione che investe il ruolo dei propri docenti non solo sulla professionalità e competenza disciplinare ma anche nella capacità di essere al passo con tutte le esigenze familiari ed individuali degli alunni dice in modo chiaro quanto la scuola sia essenziale per il bene di ogni collettività locale e nazionale.
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