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Opinioni

FUOCO SUL PRONTO SOCCORSO

EMILIO CORBETTA - 13/09/2013

“Il Pronto soccorso è l’anticamera dell’Ospedale. Se l’anticamera va bene, vuol dire che l’Ospedale funziona bene, altrimenti…”.

Questa semplice veritiera frase l’ho sentita ripetuta più volte in occasione di congressi, l’ho sentita in altra sede ripetere da direttori sanitari, da primari, da direttori amministrativi, da medici, dai pazienti.

Meditandoci bene ai nostri giorni non è più così. Il Pronto soccorso funziona bene se sia la sanità territoriale sia la sanità clinica ospedaliera funzionano bene. Non è solo un problema di ospedale. Il Pronto soccorso è la cartina di tornasole che indica lo stato organizzativo del quadro sanitario di una società. È evidente che ci si trova di fronte a una richiesta organizzativa vastissima e non semplicemente ai problemi convulsi che si vivono tra le mura del Pronto soccorso stesso.

Del nostro Pronto soccorso si discute e si parla da decenni, ma prima non era così. L’esasperazione della situazione data praticamente da quando è sorta la necessità della riduzione dei posti letto ospedalieri, che in effetti erano eccessivi.

Pochi giorni fa il personale infermieristico del nostro Pronto soccorso ha ritenuto opportuno rivolgersi a un avvocato per sentirsi professionalmente più protetto e per denunciare la situazione della cosiddetta area dei pazienti barellati, già più volte negli anni scorsi motivo di lamentele e tensioni. Nel contempo è stata richiamata l’attenzione anche sull’ospedale del Ponte, dove praticamente un pronto soccorso pediatrico è “in fieri”.

Oltre tutto la situazione del nostro Ospedale – e di conseguenza del Pronto Soccorso – è complicata proprio dalla presenza nelle mura dell’Università con tutte le sue rigide esigenze di insegnamento, di ricerca e di studio. In effetti paragonando il funzionamento del nostro Ospedale alla vita di altri, anche loro oberati da richieste, risulta che da noi si soffre di più, sia per la situazione del territorio sia per l’inevitabile richiamo che l’Università esercita nei confronti degli utenti. La richiesta di prestazioni risulta essere maggiore ed è naturale…

A monte di tutto l’organizzazione attuale della gestione della sanità non è brillante. Difetto notevole il fatto che Direttori generali, Direttori sanitari, Direttori amministrativi ruotino nei posti di responsabilità in tempi troppo brevi e che debbano rendere conto del loro operato più alla centrale regionale che ai cittadini. Non hanno neppure il tempo materiale per conoscere bene la struttura da dirigere e le esigenze del territorio che vengono cambiati. In questa ottica imponente risulta la responsabilità della politica, che brilla drammaticamente per i suoi difetti, di cui sembra compiacersi.

Giustamente gli infermieri hanno evidenziato lo stato di una situazione che mette in crisi terribilmente la professionalità e le responsabilità degli operatori tutti. Oltre questo non è accettabile che pazienti debbano restare così tante ore barellati. Qualcuno disse che le barelle erano le migliori ed erano le più comode possibili, ma sempre barelle sono, senza il supporto tecnico che deve stare dietro a una degenza: servizi igienici, punti dell’allarme, strutture medicali e altro. Soffrire e morire su una barella (come talvolta avviene) non è giusto, non è dignitoso, ma non a causa della patologia, che può essere più o meno grave, ma per una causa organizzativa che può impedire agli operatori di diagnosticare e correttamente curare.

È stato detto anche che il Pronto soccorso non è ampliabile per cui è stata fatta una scelta erronea nel realizzarlo. Non sembra vero! Il Pronto soccorso è fuori, è a lato del monoblocco, dialoga bene con le strutture diagnostiche dell’Ospedale stesso ed è ampliabile. Ma focalizzarci sulla organizzazione immanente della struttura, per rimediare alle storture, non è sufficiente. Il discorso dev’essere più ampio; oltre all’organizzazione generale sanitaria, come già detto, si deve prestare attenzione alle caratteristiche della nostra Azienda ospedaliera, (e anche sul termine “azienda” ci sarebbe da meditare a lungo), guardando come è la distribuita la popolazione sulla olografia del nostro territorio, quale è la situazione igienico sanitaria della popolazione stessa, caratterizzata da patologie non lontane dalle enfatizzate gravi situazioni epidemiologie di altre regioni d’Italia.

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