Non mi ero ricordato dell’addio dei frati fissato per il 31 agosto e mi sono addirittura irritato quando ho trovato la chiesa della Brunella insolitamente vuota, ridotte anche le luci, quelle piccole, gli annunci che i riti della riconciliazione non ci sarebbero stati nei primi tre giorni della settimana e solo due sarebbero state le presenze di sacerdoti mentre restava invariato l’orario delle messe.
Il mio disagio è stato notato dalla sola persona presente, una donna: mi si è avvicinata sussurrandomi che i frati se ne erano andati e per sempre.
La mia proverbiale distrazione aveva colpito ancora perché per primo avevo seguito nel dettaglio la vicenda che avrebbe portato al passo d’addio della comunità dei Frati Minori. Essi, con i Cappuccini, dopo la cacciata al tempo della Repubblica Cisalpina, nel 1797, furono osteggiati sino al 1840 quando ottennero il riconoscimento dei loro diritti, però a Varese sarebbero ritornati circa cento anni dopo. I Frati Minori alla Brunella e i Cappuccini in viale Borri avrebbero contribuito alla crescita spirituale e culturale di una città che, grazie a sant’Antonio da Padova, Bernardino da Siena e padre Aguggiari, aveva respirato l’aria del miglior francescanesimo attraverso prediche, fondazioni di conventi e il culto mariano al Sacro Monte.
L’insediamento alla Brunella avvenne nel marzo del 1938: da Busto, sede conventuale, arrivarono a piedi padre Domenico e frate Leandro che subito diedero l’avvio ai lavori, già programmati l’anno prima dai loro superiori, per una cappellina e una microsede conventuale in una casa colonica da restaurare. Sarebbe arrivata poi la collaborazione dell’architetto Muzio sfociata anni dopo nella attuale chiesa, modello della basilica di Nazareth.
Insomma una grande storia anche sotto il profilo artistico, ma il capolavoro è stato il servizio ai circa diecimila cittadini dell’ambito della parrocchia, fondata nel 1968.
Certamente anche quelli che nella zona della Brunella non vanno in chiesa, hanno sempre guardato con simpatia ai frati, al loro agire con amore e in povertà, nel nome di Francesco.
La Curiamilanese ha ricevuto in dono l’intero complesso edilizio e deve assicurare la continuità dell’apostolato. In tempi di penuria anche di preti non è un compito da poco ed è auspicabile che i parrocchiani non facciano mancare il loro sostegno a chi ha ricevuto una eredità così pesante. Solo con le mani tese si riesce a superare gli ostacoli difficili.
I frati cappuccini di viale Borri hanno la responsabilità di dare continuità e sostanza all’azione in Varese. Non c’è mai stata concorrenza conla Brunella: l’amore per il prossimo nella casa di Francesco ha una sola bandiera.
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