Widgetized Section

Go to Admin » Appearance » Widgets » and move Gabfire Widget: Social into that MastheadOverlay zone

Apologie Paradossali

GUERRE E PUNIZIONI, RIVOLUZIONI E PREGHIERE

COSTANTE PORTATADINO - 13/09/2013

Un momento della veglia di preghiera per la pace

Scusate il ritardo.

Non sono arrivato in tempo, la scorsa settimana con il pezzo sul digiuno e la preghiera per la pace, proposto da papa Francesco. Poco male, ho evitato il rischio di una profezia smentita e posso approfittare del rinvio per approfondire il mio pensiero.

È diventato ancora più chiaro che la forza non sarebbe servita a nulla. Non è servita in Iraq, in Afghanistan, in Libia né, via via retrocedendo, in Kossovo, in Somalia, in Bosnia, in Libano, a Gaza…

Ad ogni tentativo di ristabilire con la forza un ordine più giusto è seguito un disordine maggiore. Ma purtroppo nemmeno i comportamenti omissivi, altrettanto numerosi, o gli interventi deboli e tardivi (Ruanda, Sud Sudan, Timor Est, Africa sahariana, Srebrenica e me ne dimentico sicuramente qualcuno) hanno risparmiato vittime e danni. E non parlatemi di successi diplomatici, per esempio per la liberazione del giornalista Quirico. Felici per lui, ma la sua liberazione ha avuto certamente un prezzo non “diplomatico”, come per tutte le liberazioni di ostaggi nelle mani di terroristi od i rivoluzionari.

Proprio da Quirico, che si è sentito “tradito” dalla “rivoluzione” siriana, e dall’interessante articolo di Massimo Nava, anche lui inviato di guerra, sul Corriere di mercoledì 11/9 vorrei partire.

Quirico aveva simpatia per i rivoluzionari e se ne è fidato, ma ha scoperto, dice Nava, l’altra verità (il corsivo è mio) della “rivoluzione siriana”. D’ora in poi, conclude Nava, potrà raccontare questa rivoluzione tradita.

In realtà la tiratina d’orecchio al collega è solo la conclusione di una articolata argomentazione basata sulla propria esperienza di inviato di guerra: se stai sul campo vedi i particolari, ma rischi di perdere un criterio di valutazione, dovendoti “fidare” di quel poco che vedi, da vicino, sì, dal vivo, sì, ma sempre da una parte sola. All’opposto il giudizio di chi guarda da lontano, con l’occhio della storia, può travalicare il singolo fatto contingente, ma cade facilmente nell’errore della generalizzazione ideologica; sempre buoni contro sempre cattivi. La soluzione di Nava: sentire tutte le fonti, raccontare tutte le sfumature. Questo può forse essere sufficiente per il giornalista, cui si chiede solo di essere un testimone attendibile, ma non per chi deve prendere una posizione e metterla in atto, si chiami Obama o Congresso, Putin o Letta, ONU o opinione pubblica, quindi anche tu ed io. Sembra strano mettere sullo stesso piano me e te con i grandi della terra, ma questo è il bello ed insieme il costo della democrazia. Non basta sapere qual è la cosa giusta, occorre convincere un parlamento, che a sua volta rimane teso tra le convinzioni soggettive della varietà dei suoi membri e quelle altrettanto soggettive degli elettori, che però diventano “oggettive” cioè condizionamenti fattuali, fin dal più approssimativo sondaggio di opinione. Quindi in ultima analisi tu ed io siamo coinvolti fino in fondo, anche se non veniamo “sondaggiati”, siamo parte di un tutto e ne facciamo parte in ogni caso con la nostra coscienza.

Ecco dunque chiarita l’esigenza di ogni persona: superare quel livello di conoscenza per cui la verità è quella della mia parte, ma fare anche il secondo passo, trovare un criterio grazie al quale, anche quando si sia appreso qualcosa di contrastante, l’altra verità secondo la concezione di Nava, si possa giudicare la realtà secondo ragione ed agire coerentemente.

Questo è il senso vero dell’appello del Papa della scorsa settimana e spero il sentimento con cui moltissimi l’hanno seguito: trovare una verità vera proprio perché unica e unica perché ad un livello più profondo.

Preghiera e digiuno non come alternativa pacifista alla guerra, dialogo non come soluzione diplomatica alternativa alla punizione esemplare a suon di bombe, fossero pure lanciate sui depositi di gas (bella idea!) e non sulla popolazione civile: ma preghiera e digiuno come strada per allontanarsi dalla convenienza contingente, per ritrovare un criterio di valore umano, ragionevole, nemmeno dipendente da una rivelazione divina, quindi da una fede, ma soltanto da essa illuminato.

Quindi il Papa non ha fatto altro che applicare quanto riproposto al mondo con l’enciclica Lumen Fidei: la luce della fede rende più acuta la ragione, ne evita la riduzione al penoso calcolo opportunistico del guadagno e della perdita, ne solleva lo sguardo oltre le contingenze e le divisioni.

Il suo appello può aver evitato la guerra o forse no, può aver tenuto conto della contingente situazione dei cristiani di Siria, può aprire spazi più ampi al dialogo interreligioso, sicuramente ha aiutato tutti noi a capire meglio l’irriducibilità della verità al calcolo ponderato delle convenienze, è stato più adeguato alle esigenze della ragione, quindi della politica, di tutte le manovre “politiche” dei grandi della terra, politici di professione.

Facebooktwittergoogle_plusredditpinterestlinkedinmail

You must be logged in to post a comment Login