“Gesù è la porta che conduce alla salvezza ed è una porta aperta per tutti”. Sono le parole di un tweet di Papa Francesco del 27 agosto. Il termine “porta” usato dal Pontefice è anche quello preso da monsignor Paul Tighe, segretario del Pontificio consiglio delle comunicazioni sociali per meglio definire il valore dei social network in relazione alla azione di evangelizzazione.
Il predecessore di Francesco, Benedetto, è stato un profondo studioso dei nuovi media in relazione alla Chiesa. Inizialmente si sono viste le possibilità offerte da internet per la conoscenza, la promozione dello sviluppo umano e della solidarietà. Benedetto, già in un messaggio del 2009 aveva definito le tecnologie “dono per l’umanità”.
Guarda caso la parola porta è l’equivalente del portale, termine usato per l’accesso ai siti. Rinvio alla lettura dei numerosi documenti in cui le massime autorità della Chiesa Cattolica si sono espresse.
Mi interessa in questo mio contributo stimolare dapprima me stesso ma poi i lettori stessi a migliorare la conoscenza del linguaggio dei social network, dove può nascere davvero una convergenza non di facciata su dei contenuti a volte inediti e inaspettati, con un linguaggio che per sua natura ha la caratteristica della brevità, in contrasto con la ampollosità che a volte ritroviamo non solo nei linguaggi dei politici ma anche nei dettati degli uomini di Chiesa: soprattutto da parte dei giovani si richiede oggi una condivisione e non una vacua assuefazione per generica ereditarietà.
Ci si sta dirigendo, come in un convegno ha riferito il sociologo Alessandro Castegnaro, verso un “cristianesimo scelto”, in cui la identità religiosa è frutto di una appropriazione personale.
Il tema qui accennato offre spunti numerosi da sviluppare. Ritengo che dobbiamo fare uno sforzo per “ abitare” questi nuovi spazi anche perché appena si varca la porta in punta di piedi scopriremmo che una realtà infinita di persone, con nomi, volti, storie già convive in una dimensione virtuale, condivisa, “virale” come si suole affermare.
Termino con il rispondere a un quesito che per il cristiano viene facile: se cioè questi ambiti esauriscono la dimensione del corpus cristiano, se la comunità dell’incontro non esisterà più.
Rispondo con due argomentazioni: in primis la grande attrazione che Francesco ha sulle masse cattoliche e no, che affollano ogni suo incontro; in second’ordine riferisco una recentissima esperienza agostana di tipo personale, mi si consenta: la visita alla grotta di Lourdes, con la vicinanza stretta tra la sofferenza e la solidarietà, con la preghiera collettiva e giornaliera di migliaia di fedeli, attratti dall’apparizione della Madonna.
In entrambi questi momenti, così come è avvenuto nella giornata mondiale dei giovani, eccome entrano e si fanno largo i social network.
Riprendo, in conclusione, quanto disse Benedetto: “Internet costituisce un forum in cui far risuonare il Vangelo, nella consapevolezza però che il mondo virtuale non potrà mai sostituire il mondo reale e che la evangelizzazione potrà usufruire della virtualità offerta dai new media. La rivoluzione digitale domanda di essere abitata e non idolatrata, con lo stile del cristiano che rinuncia alla forza del volume, alla aggressività dei messaggi, al bombardamento delle immagini”.
You must be logged in to post a comment Login