Se come scrive il poeta Thomas Eliot “Aprile è il più crudele dei mesi” , Settembre di certo è il più nostalgico. Non tanto nelle grandi città come Roma dove le stagioni sono un po’ tutte uguali e smog e rumore del traffico appiattiscono ogni sensazione, ma magari in quella delle origini, pensando alla nebbia che a Varese compare all’improvviso all’imbrunire sul lago o tra le conifere dei Giardini Estensi.
Settembre è uno spartiacque tra un anno sociale e l’altro. Gli amori dell’estate sono già diventati solo racconto per gli amici. E lo sguardo è tutto proteso a quello che arriverà da qui a Natale.
Si andava da Veroni o da Pontiggia a prenotare i libri scolastici che ogni anno erano sempre più spessi. E da Verga per comprare un nuovo rapidograph o il compasso dimenticato in classe. C’erano astucci di metallo ‘Caran d’ache’ da fare invidia e le borse erano di tela, tipo militare.
Le mamme ricoprivano di carta colorata i libri e ci obbligavano a scrivervi sopra il nome con certe lettere trasferibili che si rompevano sempre. I più fortunati usavano la Dymo.
Diario Linus o Vit Diario? Le decine di pagine intonse promettevano capitoli da leggere, poesie allora ancora da imparare a memoria, equazioni da risolvere ma anche nuovi numeri di telefono e date per le feste di compleanno. In assenza di cellulari le confidenze erano affidate a lunghe telefonate da casa a casa per la gioia degli altri fratelli. I pomeriggi passavano studiando e ascoltando alla radio Massarini e Giaccio a ‘Per voi Giovani’.
La nebbia delle Prealpi ovattava opportunamente il futuro mentre comparivano certe fiale di ricostituente con il tappo rosso da schiacciare che, ancora le mamme, ti invitavano a bere dopo pranzo. Tra breve la nonna avrebbe iniziato a far bollire il mosto fatto con i grappoli d’uva rossa appena raccolti. E lo zio avrebbe mostrato fiero i porcini raccolti in Valganna..
“Sai che arriverà il tal Prof X ? ”. “E come è ? “Dicono sia tremendo”. Il primo giorno di scuola davanti all’orario provvisorio, era sospeso tra la gioia di rivedere i compagni (e le compagne) ed il timore per quello che sarebbe stato il nuovo anno. Al ritorno ci si fermava da Molteni dove il premuroso commesso aveva messo da parte i nuovi 33 appena usciti : “Deep Purple in rock” e “Led Zeppelin 2” sono stati due cazzotti allo stomaco.
Settembre è sempre anche il mese dei propositi: la scelta di prendere il treno prima, quello che passava da Castronno alle sette, per raggiungere gli amici di CL che si trovavano a dire lodi in San Vittore fu decisiva.
Ecco forse è questo che va recuperato di Settembre: quell’impeto al nuovo che caratterizzava quelle settimane. Quel pensare, magari adolescente e ingenuo, che il meglio della vita doveva ancora venire. Paradossale crederlo a sessant’anni, ma, come ci ripeteva instancabilmente Don Giussani: “essere bambini è una questione molto adulta”.
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