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Editoriale

PASQUA D’ESTATE

ROMITE AMBROSIANE - 26/07/2013

La basilica della Trasfigurazione sul monte Thabor

Il Monastero ha un’angolatura particolare sull’estate: non vediamo il mare né le vette dei monti, non i pantaloncini corti né le valige, non le città un po’ più vuote né le code del rientro… Eppure qualcosa sull’estate (cioè sul tempo del caldo dal latino aestus) lo abbiamo da dire o, meglio, da cantare. Sono parole pronunciate una volta in una fornace infuocata dove tre giovani erano stati gettati per non aver rinnegato la loro fede in Dio e in cui, salvati dall’ardore delle fiamme, cantavano: Benedicite ignis et aestus Domino (Benedite fuoco e calore il Signore – Daniele 3, 67).

Così il caldo e il suo tempo sono occasione per benedire Dio, per benedirlo contemplandolo in ogni cosa come fonte della nostra salvezza. Anche se non ci attende una fornace infuocata, il “tempo vuoto” delle vacanze può essere occasione per guardare in faccia le fiamme che ci circondano: ciò che rischia di rubarci la verità di noi stessi e del mondo, le preoccupazioni e le sofferenze, le ombre sul nostro futuro… e le fiamme che abbiamo dentro: il peccato e le paure, le speranze disattese e le solitudini. Guardare queste fiamme per scoprire proprio in mezzo ad esse una presenza che porta a salvezza e che ci insegna a cantare la benedizione nascosta in tutte le cose.

In questo agosto, questa presenza che dona un respiro nuovo all’esistenza di tutti i giorni, ci si presenterà su di un monte come luce abbagliante che tutto trasfigura avvolgendo di gloria e amore anche il cammino verso la morte e risurrezione. È la Pasqua d’estate, la Trasfigurazione (6 agosto) che ci lascia, insieme alla lama di luce sull’esistenza umana, l’invito accorato all’ascolto.

Potremo scorgere poi la nostra carne umana – passata attraverso molte fiamme grazie all’adesione piena a Dio, al suo amore, alla sua Parola e fedeltà – assunta in cielo in Maria. E non dimentichiamo nel caldo di ferragosto l’incredibile cui credette Maria, le fatiche dei suoi viaggi e dell’esilio e le sue sofferenze per l’incomprensione, per il rifiuto, per la morte del Figlio così da riconoscere la sua presenza materna che, tra le nostre fiamme, ci insegna la fiducia e l’amore.

Infine ancora la festa per una morte che ci testimonia la Vita, che apre il nostro cuore a una luce che vince la morte: il martirio di san Giovanni Battista (29 agosto).

Così il caldo che ci circonda in questa estate e il temporaneo distacco dalla pressante quotidianità ci mostri una luce e ci inviti all’ascolto, ci mostri una Madre di carne e di eternità, ci testimoni la Vita e ci faccia uscire da noi per guardare dentro ed oltre le nostre esperienze di morte. Sia una fornace da cui risalire lodando Dio.

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