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NIBALI: NO “AL TOUR”. SBAGLIATO?

ETTORE PAGANI - 19/07/2013

Vincenzo Nibali si va sempre più rivelando un calcolatore, un programmatore rigidissimo, della propria attività. Non dava l’impressione di esserlo fino – più o meno – un anno fa quando pur avendo fornito già più che ampie garanzie sulle sue non indifferenti qualità dava l’impressione di creare, di volta in volta, le sue occasioni. Quest’anno, sin dall’inizio, si è presentato programmato tipo robot dando l’impressione di aver già scelto determinati traguardi con precisione.

Soprattutto non ha mai dato l’impressione di essere afflitto da un insuccesso, se del caso di misura, che avrebbe, apertamente, contrariato chiunque altro. Anzi! In una di tali occasioni interpellato al riguardo mandava tranquillamente all’aria qualsiasi aspettativa di subìta delusione esprimendosi con un netto “Niente di male! Ho altri programmi!”.

La vittoria, netta e incontrastata, al Giro d’Italia ha cominciato ad aprire spiragli sull’identificazione di questi programmi ma ancor più li ha sottolineati la forza e la freschezza fisica con cui si è assicurato il successo.

Al Tour non è andato: ovvia la mancanza della gran corsa francese dalle sue casistiche di vittorie. Ovvia e abbastanza regolare posto che la partecipazione al “tour” dopo un successo al “giro” difficilmente può considerarsi scelta opportuna.

Quello che lascia aperto qualche dubbio sulla opportunità della rinuncia è, per un verso, la dimostrazione di superiorità al giro di cui si diceva e la potenza fisica con cui l’ha portato a termine.

Ai riferimenti al giro si aggiunge – volgendo lo sguardo al “tour” – una sensazione di mancanza di più dominatori che, con il senno di poi, potrebbe aver favorito la possibilità, per il nostro campione, di arrivare ad un’altra impresa clamorosa.

Che sia stato un errore non essere al via?

Lo si vedrà attendendolo ai prossimi traguardi che gli hanno consigliato la rinuncia.