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Opinioni

EMERGENZA CASA

GIUSEPPE TERZIROLI - 19/07/2013

Un tempo si diceva che l’edilizia era il motore dello sviluppo: gli studi di macroeconomia formulavano un postulato inerente l’investimento, compreso ovviamente quello inerente il settore edile. Che cioè l’investimento era direttamente proporzionale alla diminuzione del tasso di interesse. Ora i tassi sono al minimo storico ma i dati fanno paura, al punto di non ritorno, come ha affermato di recente un nostro ministro. Edilizia privata inchiodata, disoccupazione, banche che non concedono mutui neanche se si pone a garanzia lo stesso immobile acquisito tramite il finanziamento, con le conseguenze sociali che cento inchieste o trasmissioni televisive ci mostrano ogni giorno.

Eppure per evitare un avvitamento nel baratro un obiettivo dovrebbe consentire la ripartenza, evitando anche l’accendersi di conflitti sociali, oggi latenti, ma con focolari già accesi in alcune zone del paese. L’affitto della casa consentirà la ripresa, oltre al riequilibrio del rapporto tra edilizia privata e pubblica.

Nella vituperata Prima Repubblica le amministrazioni comunali fornivano aree di intervento per insediamenti di edilizia economico-popolare, come si qualificava allora l’investimento in base alla Legge 167 e le cooperative di edilizia convenzionata anche a Varese hanno realizzato quartieri di elevato e positivo impatto rispetto al contesto urbanistico del rione in cui si sono insediate.

Ma torniamo all’affitto, tanto utilizzato in altri stati europei, non altrettanto in Italia: la locazione, oltre a non impegnare il conto patrimoniale con l’accensione di un debito, consente anche di agevolare la mobilità lavorativa. Oggi soprattutto per i giovani si rinuncia a un posto di lavoro in altra città o regione proprio per la difficoltà di trovare una casa o di lasciare quella acquisita con mutuo, divenuta invendibile.

Inoltre la stessa Confedilizia condivide questa ipotesi, sollecitando il Governo a porre in atto forme di agevolazioni per le locazioni. Il privato, se riesce a collocare gli immobili già costruiti e letteralmente disabitati, potrebbe nuovamente impegnarsi nella realizzazione di nuove opere, anche di risanamento di quanto esiste ed è in stato di derelizione nel contesto urbano.

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