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Attualità

BERGOGLIO E BORGES, QUELL’INTESA

FRANCO GIANNANTONI - 19/07/2013

Jorge Luis Borges

Jorge Mario Bergoglio, nel 1965 professore di belle lettere, e il grande scrittore argentino Jorge Luis Borges hanno vissuto una comune singolare esperienza letteraria. Fu Bergoglio, ventinove anni, appassionato della sua scrittura ad invitare Borges nel “Colegio de la Immaculada Conception” di Santa Fé, una città portuale fra il Rio Salado e il Rio Paranà per tenere alcune lezioni ai suoi allievi. Borges che aveva sessantasei anni ed era già celebre per opere straordinarie come Finzioni, L’Aleph, L’Artefice e L’elogio dell’Ombra, accettò con entusiasmo la proposta di Bergoglio che era soprannominato dagli studenti carucha cioé faccia da bambino per la sua figura allora esile e giovanile. Inutile dire che Bergoglio rimase molto colpito dalla pronta reazione del Maestro.

Quello che è avvenuto nella realtà di quei lontani giorni è stato ricostruito dalla giornalista di “Avvenire” Lucia Capuzzi che ha fatto parlare uno di quegli allievi, Jorge Milia, oggi scrittore e editorialista famoso. La sintesi dell’incredibile storia è apparsa sul Domenicale del Sole-24 ore per la firma prestigiosa del cardinale Gianfranco Ravasi oggi responsabile dei beni artistici del Vaticano.

Fissato l’appuntamento quasi mezzo secolo fa, il professor Bergoglio, già gesuita, la mattina stabilita andò a ricevere Borges nella vecchia stazione di Santa Fè dove lo scrittore sarebbe arrivato su un autobus. La prima lezione fu un grande successo. Prova ne è che lo scrittore rimase in Collegio per una settimana intera facendo amicizia col futuro Papa e con tutti gli allievi incantati dalla capacità del raccontare e trascinati dalla fantasia di Borges, uomo duro, chiuso, che in quell’ambiente era riuscito nell’impresa di sapersi sciogliere fino a farsi chiamare con il nomignolo di Georgito, un compagno di classe come gli altri.

Il corso letterario fu molto fruttuoso. Gli allievi, spinti da Borges, provarono a scrivere alcuni racconti che Borges apprezzò, selezionò e portò con sé al rientro a Buenos Aires. Una volta giunto a casa, Borges chiese a Bergoglio l’autorizzazione di potere pubblicare quei testi con una sua prefazione. L’iniziativa andò in porto: i racconti furono editi lo stesso anno da Maktub con il titolo Racconti originali.

Quel lontano incontro fra Bergoglio e Borges nel segno del reciproco rispetto e della forte simpatia, ha commentato il cardinale Ravasi, non ci deve sorprendere più di tanto. Borges infatti che si qualificava “agnostico” in realtà fu sempre attratto dai temi della teologia e dai testi sacri sino a incarnarsi in una sua “cristologia”, un’interpretazione originale della storia divina.

Ravasi confessa di aver letto quasi tutto Borges e di essere stato rapito dalla “filigrana religiosa” delle sue pagine. Un esempio significativo è la rilettura di Giovanni 1,14 (titolo della poesia contenuta nell’Elogio dell’ombra), una meditazione sulla incarnazione di Gesù. “L’è, il fu e il sarà” che vive “stregato, prigioniero di un corpo e di un’umile anima”. Valori che si colgono nitidi nel Luca XXIII della raccolta L’Artefice con al centro la figura del buon ladrone che “nella sua ultima fatica di morire crocifisso” udì quella “voce inconcepibile, che un giorno giudicherà tutti gli esseri, e che gli promise sulla Croce terribile, il Paradiso. Niente altro si dissero, finché venne la fine…” e nel Matteo XXV,30 della raccolta L’altro con il giudizio universale e “un impressionante Cristo in croce” nell’ultima raccolta di poesie di Borges I congiurati “con una significativa confessione nei confronti del Cristo: “La nera barba pende sopra il petto/ Il volto non è il volto dei pittori/ È un volto duro, ebreo. Non lo vedo / e insisterò a cercarlo fino al giorno dei miei ultimi passi sulla terra”.

Borges, osserva Ravasi, era del parere che nessuno avesse idea di quale fosse stato il vero volto del Cristo. Quei lineamenti erano andati persi. Malgrado queste incertezze Borges aveva scritto: “ Forse un tratto di quel volto crocifisso si cela in ogni specchio; forse il volto morì, si cancellò, affinché Dio sia tutto in tutti”.

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