Cos’è una rete ecomuseale? Che scopo ha? Una rete ecomuseale nello spirito della Legge Regionale sui sistemi museali è volta ad allegare alla rete dei musei presenti in un territorio altra rete che abbia quale fine quello di connettere tra loro beni storici, artistici, naturali, paesaggistici o legati all’archeologia industriale che pur non avendo la dignità ovvero i parametri per costituire un museo, esprimono con forza ed efficacia il patrimonio culturale di una determinata zona, caratterizzandola e delle sue Comunità e può rappresentare la sua identità in modo emblematico.
La logica di valorizzazione di questi beni è pertanto quella di dar vita ad un museo territoriale, diffuso, reticolare e sistemico, non settoriale (come normalmente in ambito nazionale ed internazionale si intendono gli ecomusei). Nella sua complessità e contestualizzando il tema, si intende identificare un prodotto Varese che possa venir riconosciuto dagli abitanti e scolaresche del territorio varesino e, in seguito, da un turismo esterno che abbia intenzione di distinguere, apprezzare e fruire delle multiformi bellezze del territorio varesino non solo in un’ottica di frequentazione giornaliera (c.d. turismo mordi e fuggi) bensì soggiornandovi.
La Regione Lombardiaha orientato la propria azione verso un nuovo Turismo culturale che tuteli, promuova e valorizzi nella loro interezza i propri territori omogenei, pur non tralasciando assolutamente il Turismo d’arte rivolto agli innumerevoli e preziosi capolavori presenti su tutto il territorio lombardo.
La filosofia del Turismo culturale lombardo è la promozione di tutti i valori di un territorio omogeneo, al fine di renderlo attraente per una maggiore e migliore fruizione culturale e turistica, ma che serva anche per una crescita delle identità locali (in questo senso, ad esempio, il solo Turismo d’arte aiuterebbe poco).
Una elencazione delle eccellenze culturali della rete Ecomuseale varesina è veramente impossibile da sintetizzare, ma solo per far capire la diversità e la ricchezza di questo patrimonio, basterà pensare (lo scrivo solo in via esemplificativa) ai numerosi castelli, chiese, chiostri e ville storiche (tra cui quelle della rete del FAI), al Sacro Monte di Varese, agli splendidi parchi pubblici e privati con alberature di pregio, al Campo dei Fiori con le caverne e i pipistrelli, al museo contadino di Casalzuigno con il torchio più antico della Lombardia, alle torbiere della Valganna e agli affreschi sui muri delle case di Boarezzo, alle cosiddetta preziosità da vivere della provincia di Varese, ai percorsi propri dell’opera e della vita dei numerosi artisti e scrittori varesini, alle trincee e alle fortificazioni della Linea Cadorna, alle ghiacciaie di Cazzago Brabbia (e potremmo continuare per pagine e pagine…). Si pensi inoltre alla riscoperta e promozione dei prodotti tipici del varesotto come del Canton Ticino, delle nicchie produttive, che in qualche caso rischiano di scomparire come la produzione di pesche di Monate o la coltivazione degli asparagi a Cantello od ancora i vini di Angera. Se a queste tipologie si aggiunge la possibilità di recupero delle testimonianze di archeologia industriale come, ad esempio le conciarie dell’Olona, i numerosi mulini sui corsi d’acqua varesini, le vetrerie del Verbano ed altre ancora, ci si rende conto che “la materia, il tessuto connettivo” dell’Ecomuseo varesino è di una rilevanza culturale e di una preziosità tali da permettere la loro promozione e la loro fruizione in un uso intelligente del territorio varesino, all’insegna del concetto di sviluppo sostenibile.
Al fine di promuovere l’eco museo del territorio varesino, vent’anni fa si è costituita un’associazione soprattutto per iniziativa dell’ordine degli Architetti della Provincia di Varese e della Associazione Varese europea a cui già hanno aderito svariate associazioni e i Comuni di Varese, Brinzio, Daverio e altri.
Il territorio varesino ha delle particolarità e tradizioni che si sono formate in tempo molto prolungato, che lo caratterizzano e ne costituiscono la storia e certamente la ricchezza.
Caratteristiche che in questo momento di approvazione dei Piani di governo del territorio vanno tenute in massimo conto non soltanto per una loro non compromissione ma soprattutto perché queste possano essere valorizzate e fruite da un turismo sia interno che esterno al territorio.
Portiamo a conoscenza l’esperienza che in proposito ha realizzato il Comune di Brinzio, borgo montano del Nord della provincia di Varese, che ha istituito il Museo della Cultura rurale prealpina: nuova realtà eco museale. Da poco ne è stato realizzato un interessante catalogo, intitolato Cultura materiale e paesaggio montano scritto, da Andrea Candela e da Libera Paola Arena. Catalogo che recensisce i numerosi oggetti e le testimonianze conservate nel museo. Il libro edito dalla società Aracne è diviso in tre capitoli che affrontano i temi del paesaggio prealpino, quello dell’uomo e del suo territorio e, infine, quello dell’uomo e della cultura del saper fare.
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