L’antico adagio “Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare” riaffiora a ogni elezione, di qualsiasi tipo essa sia. A Roma i deputati già si sono dimenticati di essere un peso finanziario e nulla hanno fatto di quanto avevano promesso in campagna elettorale. Confermando di essere loro una sciagura nazionale in genere.
Roberto Maroni ha appena presentato il piano quinquennale di sviluppo della nostra regione. Nel ruolo di ministro dell’Interno Maroni ha raccolto consensi anche tra gli oppositori per l’impegno e il rigore profusi nella gestione di uno dei ministeri più difficili.
In Lombardia lo attende un compito ancora più duro e noi varesini, intendo tutti, anche i non leghisti, siamo particolarmente interessati al buon andamento del “governo Maroni” perché sappiamo che potrebbe essere l’ultima occasione per il recupero del nostro territorio, considerato nel recente passato solo un eccellente serbatoio di voti e quindi trascurato, per ragioni diverse, dai vertici dei partiti e dai nostri eletti con l’eccezione di alcuni interventi dovuti a Bossi e Cattaneo e al buon governo di un presidente della Provincia come Massimo Ferrario.
Ricchi di classe e di cultura sindaci come Fassa e Fontana, ma senza dignitose disponibilità finanziarie. Il risultato della lunga stasi lo si può leggere nei commenti dei lettori dei nostri mass media, nel bilancio delle cose da fare per ridare dignità ed efficienza a Varese e al suo territorio che oggi non sembrano avere la possibilità di un posto in un futuro di sviluppo.
In questa rincorsa al tempo perso Roberto Maroni può dare una mano senza fare torti alle altre realtà regionali.
La Legaha problemi al suo interno, non è diversa dal PD e dallo stesso PDL, c’è da augurarsi che i problemi si limitino a conseguenze di svolte, a crisi legate a crescita e rilancio che investono tutta la politica italiana.
Milano però non è Roma dove gli elettori di fatto sono sempre considerati dei lontani, masse di manovra nell’assalto a un potere che spesso si conferma cieco e incapace. Milano è vicina e oggi conosce i nostri problemi, ma Palazzo Lombardia per esempio in tema di infrastrutture, viabilità, territorio, aeroporti si è sempre comportato con uno stile da “provinciale” arricchito, egoista e come tale prepotente.
Un esempio semplice: le direttrici di traffico calamitate dalla metropoli e il grande anello pedemontano quasi come la circonvallazione milanese esterna. Esagero indubbiamente, ma sino a un certo punto e da trascuratezza nasce trascuratezza così non abbiamo ancora certezze coordinate sul futuro del nostro territorio che comprende il primo distretto industriale d’Europa e Malpensa.
Trascuro “piccole”cose, come la sanità locale che va rincuorata e rilanciata e la necessità di valorizzare al massimo il primo motore varesino, l’economia.
Occorrono fatti, ma anche parole di amicizia e stima per coloro che negli ambiti più diversi oggi resistono in prima linea. Al governatore i varesini chiedono di aiutarli a riprendere una corsa che pochi decenni or sono appariva certa e trionfale.
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