Lo scorso anno la ferrovia tra Ponte Tresa e Lugano ha trasportato più di due milioni di viaggiatori. Il trenino bianco-rosso che ogni mezz’ora unisce le due città ha compiuto cent’anni nel 2012 e nel progetto originario avrebbe dovuto arrivare fino a Varese. In effetti all’inizio del secolo scorso Varese era ben collegata sia con Ponte Tresa, sia con Luino da una linea a scartamento ridotto che si univa con la vasta rete tranviaria della città di Varese. La tettoia e la piccola stazione di intescambio delle Bettole sono gli unici ricordi di quel sistema ferroviario frettolosamente mandato in pensione agli inizi degli anni ’50.
Il collegamento tra la ferrovia svizzera e quella italiana non venne mai effettuato. Da parte elvetica la linea è stata mantenuta e continuamente ammodernata: ora offre un servizio efficiente e rapido per i collegamenti in una zona densamente abitata e ricca di iniziative industriali, commerciali e anche turistiche.
Sul fronte italiano si è letteralmente perso il treno. Non solo sono state chiuse e smantellate le reti tranviarie urbane che collegavano praticamente tutte le castellanze oltre che, attraverso le funicolari, il Sacro Monte e il Campo dei fiori, ma è stato per decenni considerata un “ramo secco” la linea ferroviaria tra Varese e Porto Ceresio (inaugurata peraltro nel luglio del 1894).
Con il senno di poi si può dire che se alla ferrovia Varese-Ponte Tresa/Luino fosse stato riservata un’attenzione analoga di quella che vi è stata al di là del confine, il nostro territorio avrebbe potuto utilizzare un’infrastruttura importante anche dal profilo turistico.
Qualcosa tuttavia, anche grazie alla Svizzera, si sta facendo: la nuova linea tra Mendrisio e Varese (di nuovo c’è soprattutto il tratto tra Arcisate e Stabio) potrà costituire un momento importante per una più costruttiva politica del territorio. La tabella di marcia originaria, concordata e ratificata in un accordo italo-svizzero, prevedeva la messa in esercizio del nuovo tratto entro il dicembre del 2014. Da parte svizzera si è addirittura in anticipo sui tempi previsti e peraltro con un impegno aggiuntivo rispetto all’accordo iniziale perché tutto il tratto svizzero sarà a doppio binario. Da parte italiana, come noto, i lavori sono stati fermi a lungo e sono ripresi a ritmo ridotto perché non si è riusciti a risolvere il problema nato con la scoperta nei materiali di scavo di un’imprevista alta percentuale di arsenico. E per di più nel tratto italiano la linea resterà a binario unico tra Induno Olona e Varese.
La nuova linea, destinata anche a collegare il Ticino con l’area dell’Expo 2015 e con l’aeroporto della Malpensa, appare ora nella nebbia e ben difficilmente potrà essere inaugurata non solo nei tempi previsti, ma soprattutto per il maggio 2015 quando l’Expo avrà inizio. Una brutta figura internazionale, un disagio che continua in una Valceresio soffocata dai cantieri, una palese difficoltà nel gestire situazioni impreviste e complesse.
Ancora una volta Varese ha perso il treno.
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