Neppure il tempo di far posto all’idea che la Juve del prossimo anno dovrà preoccuparsi di rinfrancarsi nell’estrema difesa piuttosto che pensare al top player (di cui non ha affatto bisogno) che tre rigori parati dall’estremo difensore in questione (Italia-Uruguay alla Confederations Cup) ti fanno quasi rimangia ogni dubbio.
“Quasi”. È bene ripeterlo. Perché una triplice impresa di Buffon – che pure ha aperto la strada alla conquista, da parte degli azzurri, del terzo posto nella “Confederations” – non cancella del tutto due considerazioni: la prima fondata sulle due incertezze del nostro portiere sulle reti subite; la seconda sulla pessima esecuzione dei tiri dal dischetto degli uruguaiani che peggio di cosi non avrebbero potuto fare.
Scendendo nel merito delle due osservazioni non si può non segnalare come il tiro di Cavani sulla seconda rete avesse una traiettoria assolutamente lineare per nulla atta ad ingannare Buffon scattato, chiaramente, in ritardo. E su questo pare esistere un accordo di critica generalizzato. A parere di chi scrive, peraltro, anche la prima rete (sempre di Cavani) ha visto il portiere azzurro muoversi in ritardo e fuori posizione.
Quanto alla prontezza del nostro portiere nel neutralizzare calci di rigore il merito non fa una grinza. Va pur tenuto conto, peraltro, di una mediocrità di esecuzione che ha – certamente- reso meno difficoltoso il compito del portiere. Chiaramente più bravo, dunque, Buffon sui calci di rigore che su alti interventi.
Non è, con questo, che si voglia pretendere dal campionissimo bianco-nero l’assoluta perfezione. Ma prendere atto della conferma di qualche pausa di rendimento negli ultimi periodi già emersa non può mancare. La società bianco nera dovrebbe dunque, nel pieno rispetto di una grande, assicurarsi valida continuità.
Quanto ai nostri avversari resta solo da registrare come l’Uruguay sia parso la perfetta copia del Napoli: assolutamente Cavani dipendente. Niente di più.
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