Nuvole Ferite

FARE MALE IL BENE

GUALTIERO GUALTIERI - 05/07/2013

Una gentile signora, avendo letto quanto ho scritto in “Nuvole Ferite” circa il “fare bene il bene”, mi ha posto un problema non da poco, che, sperando in una soluzione, giro senz’altro a lettori più saggi di me.

I fatti.

La signora in questione, che chiameremo A, molto malata da più di vent’anni, ha sempre ricevuto un grandissimo aiuto da una parente, che chiameremo Z.

Tutto bene? Sì e no: sì perché quell’aiuto è stato ed è indispensabile a garantire ad A una qualità della vita almeno sopportabile. No perché Z per tutto questo tempo, pur non facendo mai mancare il proprio aiuto, non ha mai lesinato critiche, rampogne, atteggiamenti sprezzanti e perfino offensivi.

I sentimenti.

A nutre verso Z grande riconoscenza, che però non riesce ad esprimere compiutamente stante l’atteggiamento di Z, capace di prendere spunto anche da un semplice “grazie” per rincarare la dose del suo malanimo indisponente e a volte ostile verso A.

A dunque è combattuta tra due stati d’animo opposti: da una parte gratitudine, riconoscenza, consapevolezza del bene ricevuto, ma anche dei propri limiti nell’affrontare il male e della propria inadeguatezza a reagire con maggiore energia alla patologia che l’affligge da tanto tempo. Dall’altra la deprimente consapevolezza di dover sopportare umiliazioni e offese senza poter reagire minimamente.

Evidenze e domande.

È evidente che Z fa del bene, ma non lo fa tanto bene.

È evidente che A non ha saputo trovare il modo giusto per esprimere la sua gratitudine.

È evidente che A non può fare a meno di Z e Z lo sa benissimo e lo fa pesare.

Che fare allora? Come può A riuscire a conciliare sentimenti tanto distanti?

E, più in generale, come si risolve eticamente il conflitto di sentimenti che si provano per una persona che, mentre ci aiuta a vivere, ci avvelena la vita?