Non ho gioito per le condanne finora inflitte e probabilmente in arrivo per Silvio Berlusconi. Non soltanto perché secondo la verità processuale (non ancora definitiva) l’Italia sarebbe stata dominata dal capo di una banda di corruttori e criminali. Soprattutto perché la verità storica ci rimanda ben altra realtà, quella di un’alternativa di sinistra incapace di batterlo, o di governare l’Italia, le due volte che l’impresa era riuscita a Romano Prodi.
Non si tiri fuori la scusa del Berlusconi dominatore assoluto dei mass media. Almeno la metà stava e sta dall’altra parte. In più i giornali e le Tv di Berlusconi sono dichiaratamente sue e chiunque è avvisato e messo in guardia. Di fronte ai giornali cosiddetti “indipendenti”, subdoli e ambigui, i cittadini sono invece spesso indifesi.
La mia tesi è una sola. È ora di smetterla con spiegazioni che non spiegano nulla e ammettere che la forza di Berlusconi è sempre stata l’insieme delle nostre arretratezze culturali, fragilità, contraddizioni, incoerenze.
Si dice che l’Italia è inguaribilmente di “destra”. Questa è l’ennesima falsa giustificazione perché assimilerebbe la DC, che ha governato per più di quarant’anni, a un partito di destra quale non era affatto nella sua sostanziale direzione politica.
Questa tesi è probabilmente più condivisa fra gli elettori che fra gli iscritti del PD. Ho un grande rispetto per i militanti e io lo sono stato da quando ero un ragazzino fino a oggi. Il PD, come tutti i partiti veri, ha bisogno del loro avamposto organizzativo ma non vince senza una massa crescente di elettori mentre dal 2008 a oggi ne abbiamo persi tre milioni.
Temo che la distonia fra militanti e cittadini disponibili a votarlo sia un problema serio ancora tutto da risolvere. Se il PD non si connette con tutto il suo retroterra potenziale, e se non è impregnato di cultura di governo, tira su una classe dirigente parolaia e inconcludente che si trova a suo agio sui banchi dell’opposizione, che marca un solco netto con la porzione del Paese che dall’azione politica vuole i fatti concreti e non la predicazione ideologica o il politicismo astratto. Scambiare questo atteggiamento di una parte importante della società per un orientamento di destra è delittuoso.
Il punto di partenza centrale del prossimo congresso del PD dovrebbe essere la diversità rispetto al passato prossimo e remoto. Richiediamo a tutti il rispetto della verità processuale, chiunque essa riguardi, ma preoccupiamoci soprattutto della verità storica.
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