«Siria, Bill Clinton critica la linea Obama». Così titolavano nei giorni scorsi i maggiori quotidiani statunitensi. Oddio, al loro secondo mandato tutti i presidenti Usa – chi più chi meno – si ritrovano puntualmente nel mirino della stampa, degli analisti politici e di quegli “alleati” che, magari per calcolo, incomincino a tracciare un resoconto laudatorio del loro operato o, come nel caso di Bill Clinton, muovendo critiche all’inquilino della Casa Bianca. Quello dell’ex presidente, democratico come Obama e marito del suo ex Segretario di Stato è, infatti, un “fuoco amico” tanto deliberato quanto inaspettato ma procediamo per gradi.
Sono ormai due anni che la maggioranza dei siriani è in rivolta, quasi a mani nude, contro il feroce regime di Bashar al Assad che li sta massacrando senza che l’Onu – bloccata dai veti incrociati di Russia e Cina – abbia mosso un dito, senza che l’Occidente e gli Usa in particolare s’indignassero più di tanto per i centomila tra uomini, donne, vecchi e bambini fatti massacrare fino a oggi dal dittatore siriano. Poi, una mattina il presidente Obama si sveglia e scopre che il regime di Assad sta usando anche armi di distruzione di massa contro i rivoltosi. E allora, in un batter d’occhio, egli abbandona la linea prudente fin lì adottata e si dice pronto a fornire armi ai rivoltosi e a istituire una no fly zone al confine tra la Siria e la Giordania dove, comunque, ha già fatto dislocare alcune batterie di missili Patriot e squadriglie di aerei da caccia F-16.
In pratica Barack Obama sta agitando lo spettro delle armi di distruzione di massa esattamente come fece con l’Iraq di Saddam Hussein il suo predecessore, George W. Bush, ma neanche Obama, almeno fino a questo momento, ha potuto esibire la “pistola fumante” di Assad che, beninteso, resta un despota sanguinario. Perché mentre il presidente è diventato interventista Clinton ritiene folle la sua linea politica e militare troppo tiepida nei confronti della crisi siriana?
Eh, sì il democratico Bill Clinton, definendo Obama anche «un pazzo totale» è andato oltre la posizione degli stessi repubblicani finendo con lo schierarsi col più intransigente tra essi, il senatore dell’Arizona, John McCain. Che cosa sta, dunque, succedendo a Washington? Un paio di cosine, secondo noi. La prima. Alcune settimane fa il quotidiano inglese The Guardian ha diffuso la notizia – mai smentita dalla Casa Bianca – che l’attuale amministrazione fa intercettare milioni di cittadini americani, ogni giorno grazie al Patriot Act che emanò Bush all’indomani degli attentati terroristici dell’11 settembre 2001. Per tale provvedimento il povero Bush fu messo in croce dai democratici americani (tra cui lo stesso Obama) e dalla sinistra europea, che bollarono quell’atto come liberticida. Comunque, fin qui non si sarebbe scandalizzato nessuno negli Usa perché, anche se il grosso dell’opinione pubblica mondiale lo ignora, tutti noi, tutto il pianeta è auscultato, sin dai tempi della guerra fredda, da un sistema mondiale d’intercettazione delle comunicazioni private e pubbliche, più noto come “Echelon”, il grande fratello basato in Inghilterra e gestito da Usa, Canada, Australia, Nuova Zelanda e, ovviamente, dalla stessa Inghilterra.
Per quanto ci possa riguardare, è probabile che anche la base militare Usa di Gioia del Colle, in Puglia, faccia parte di questo grande fratello. Ma riandando oltreoceano, la buccia di banana per Obama non è stata tanto l’intercettazione di massa degli americani quanto il fatto che il suo Ministro della Giustizia è stato accusato di avere fatto spiare un giornalista televisivo vicino ai suoi avversari politici, i repubblicani. E un’evenienza del genere – se dovesse coinvolgere il presidente in prima persona – sarebbe un fatto gravissimo per l’opinione pubblica statunitense tant’è che molto giornali già parlano di un nuovo scandalo Watergate, quello che nel 1972 travolse l’allora presidente Nixon per aver fatto spiare i suoi avversari politici.
In America su queste cose sono intransigenti, mica è come in Italia, dove appena ha incominciato a impensierire la segreteria del suo partito e, indirettamente, l’ecumenico governo in carica, il sindaco di Firenze si è ritrovato le escort in Comune senza che nessuno si scandalizzasse per la strana coincidenza!
Ritornando a bomba, bisogna aggiungere che fino a oggi il presidente Obama si è segnalato soltanto per demagogia, incertezze e promesse non mantenute tant’è che il capo ufficio stampa del suo predecessore alla Casa Bianca ha potuto pubblicamente irriderlo: «Tra droni, intercettazioni telefoniche, Guantamano e commissioni militari Obama sta portando avanti il quarto mandato di George W. Busch. Peccato che in passato l’abbia accusato di aver violato la Costituzione».
Insomma negli states (ma neppure con la moglie Michelle a quanto pare…) non tira una buona aria per il presidente che, un po’ per distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica da quello che si profila come il nuovo Watergate, un po’ per recuperare “a destra” ha deciso di fare la faccia feroce con la Siria.
Neppure questo ci meraviglia perché è già successo nel recente passato, proprio quando nello studio ovale della Casa Bianca sedeva un altro democratico, Bill Clinton, che forse nel 1999 dichiarò guerra alla Serbia di Milosevic per evitare l’impeachment per le sue intemerate sessuali con la signorina Monica Lewinsky la quale pare fosse una stagista particolarmente versata per le “pulizie” sotto la scrivania di Mr President mentre questi vi stava seduto…
Questo ricordo ci dà la possibilità di ritornare, senza troppi preamboli, alla seconda cosina che sta succedendo a Washington in questi giorni e che riguarda ancora Clinton: si preparano le strategie per le elezioni del 2016! Siccome lo scontro per le prossime presidenziali Usa potrebbe essere tra il corpulento governatore del New Jersey, Chris Christie e l’ex first lady Hillary Clinton, si capisce il perché della presa di distanza di Mr Clinton da un Obama in difficoltà e giudicato troppo docile verso la Siria e i suoi padrini russi e cinesi dalla maggioranza degli americani; il principe consorte di Hillary sta cercando di recuperare consensi a destra per la moglie. Saranno tutte queste concause che, probabilmente, porteranno a breve gli Usa a intervenire in qualche maniera in Siria. Quando nel 1999 dalla base aerea (italiana) di Aviano partivano i cacciabombardieri della Nato per andare a lanciare un po’ di tonnellate di bombe sulla Serbia di quella mammoletta di Milosevic, lo scrivente dichiarò su di un noto quotidiano napoletano di provare disagio per quei raid perché non sapeva se essi andavano a difendere i kosovari o le compromesse mutande dell’allora presidente americano.
In questi giorni incominciamo ad avvertire il medesimo disagio.
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