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Storia

PAPA SEVERO E SANTO

LIVIO GHIRINGHELLI - 21/06/2013

Il sepolcro di San Pio V in Santa Maria Maggiore a Roma

Unico Pontefice elevato alla santità tra quelli vissuti tra il 1294 e il 1914, Antonio Ghislieri, che poi assunse il nome di Michele  al momento della professione religiosa nell’Ordine domenicano a Vigevano (18 maggio 1521), era nato a Bosco nell’Alessandrino da famiglia contadina, tanto da essere stato da ragazzo  custode di pecore. Inviato per la formazione scientifica a Bologna e quindi a Genova, vi ricevette l’ordinazione sacerdotale  nel 1528. Nella dottrina l’Ordine dei predicatori   seguiva l’indirizzo di San Tommaso: nella casa nativa di Bosco i volumi della Summa Theologica  conservano a margine  le annotazioni a penna del nostro.

Abilitato dal grado accademico  conseguito a Bologna, Michele Ghislieri dal 1528 al 1544  esercitò la docenza in vari conventi  dell’Italia Settentrionale e ricoprì pure l’ufficio di Priore. Era rigorosissimo nell’osservare i voti, non viaggiava che a piedi  con la bisaccia sulle spalle. Grazie alla vivacità intellettuale e all’austerità e integrità della vita divenne Commissario generale  supplente dell’Inquisizione per la città e la Diocesi di Pavia, inquisitore della Diocesi di Como nel 1546 (zona di confine col mondo protestante), sinché , approdando a Roma, venne proposto per l’ufficio di commissario generale dell’Inquisizione.

A seguire Paolo IV Carafa lo nominò nel 1556 vescovo di Nepi e Sutri, creandolo nel 1557 cardinale. Promosso Inquisitore maggiore  (summus et perpetuus inquisitor) nel 1558  divenne vescovo di Mondovì  a fine marzo 1560. Nel Conclave tenutosi  tra il 1565 e il 1566, appoggiato dal partito riformatore capeggiato da Carlo Borromeo, Michele Ghislieri diveniva Papa  e procedeva a una larga e profonda attuazione dei deliberati del ConcilioTridentino , che si era chiuso nel 1563.

Aveva a quanto osserva lo Jedin  una concezione medioevale  dell’unità della fede da perseguire ad ogni costo nello spirito di Innocenzo III, inteso a riaffermare la ierocrazia di fronte allo Stato  e alla società moderna  e di fronte agli Stati legisti zelanti del potere laicale (giudice supremo in materia di diritto delle genti, preminenza sull’autorità della civitas terrena).

Nel quadro di una Inquisizione fattasi con lui più severa, dopo che con Pio IV era stata mitigata nei suoi provvedimenti, Pio V era presente ad ogni sessione settimanale del Sant’Ufficio, esigente in materia di procedura; non limitava la repressione all’ambito dell’eresia, estendendola anche ai miscredenti e ai libertini. Si ebbe la condanna alla pena capitale di Pietro Carnesecchi, già segretario di Clemente VII e di Aonio Paleario, mentre nei confronti del cardinale Giovanni Morone  Pio V accusò contraddizioni. Nel 1567 condannò 76 proposizioni  del professore di Lovanio  Michele Baio, alla base della rilettura giansenista della teologia con il ritorno alle sintesi antipelagiane  di Sant’Agostino in merito alla libertà dell’uomo e al rifiuto degli sviluppi e delle mitigazioni della Scolastica.

Sempre presenti in lui le esigenze di riforma degli abusi latenti nella Curia romana  grazie a mutamenti strutturali; nelle creazioni cardinalizie tenne a escludere i membri delle famiglie principesche italiane. Vide nei decreti tridentini la magna charta  di un’autentica riforma interna della Chiesa: visita e ispezione personale delle maggiori chiese  dell’Urbe , obbligo di residenza per vescovi e parroci per la cura d’anime, convocazione dei sinodi diocesani, promozione della predicazione agli adulti e dell’insegnamento della dottrina ai fanciulli, ispezioni ai vescovadi  d’Italia (strumento però del centralismo papale a scapito delle autonomie). Quindi seminari in tutta Italia per una triplice formazione: ascetico-devota, culturale e tecnico –professionale. Indi clausura per i conventi femminili, la riforma del Breviario (1568)

con l’inserzione dei quattro massimi dottori della Chiesa orientale (Sant’Atanasio, San Basilio, San Gregorio di Nazianzo, San Giovanni Crisostomo) e del Dottore Angelico e il Messale romano (1570), a eliminazione delle liturgie particolari  in Occidente, la redazione definitiva del Catechismo (settembre 1566) in chiave di chiarezza ed organicità, più che di fedeltà stretta  alla teologia scolastica.

Si pose mano altresì  a un’edizione corretta  del Codice di diritto canonico. Di rilievo la fondazione della prima Università  dell’America (San Marcos di Lima  in Perù)  con la bolla apostolica Esponi nobis, 25 luglio1571. Di particolare clamore  in una rinnovata guerra santa  contro gli infedeli  la vittoria di Lepanto  (7 ottobre 1571) grazie all’alleanza  tra spagnoli e veneziani, con l’aggiunta delle flotte del Papa e dei recenti Ordini militari marittimi  dopo la capitolazione di Cipro nel 1570. La proclamazione della santità di Pio V, tarda peraltro, si concluderà nel 1712 , nel contesto di un ciclo di guerre  con i Turchi iniziato con l’assedio di Vienna del 1683 e destinato a concludersi con la pace di Passarowitz  del 1718.

Per una singolare eterogenesi dei fini  la creazione del Collegio Ghislieri  in Pavia, voluta allo scopo di una riforma dei costumi in chiave di rinnovamento religioso (Papa Ghislieri non era personaggio pervaso  d’umanesimo), si è poi trasformata in un progetto intellettuale di studio e di ricerca assolutamente laico, che privilegia la persona, valorizza la coscienza, apprezza la cultura e lo spirito di indagine in piena libertà. L’urna con il corpo del santo è stata esposta in Collegio il 6 maggio 1985. La comunità ghislieriana s’è raccolta riverente  per rendere omaggio riconoscente al suo fondatore.

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