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Lettera da Roma

LUCI NELLA NOTTE

PAOLO CREMONESI - 21/06/2013

All’improvviso anche una stella cadente solca l’oscurità della notte. Se non fosse che a metà cammino sei già stanco e che la direzione della stella indica la Santa Casa, potresti anche pensare di essere a Betlemme.

Il percorso tra  Macerata e Loreto che ho compiuto per la prima volta la notte tra sabato 8 e domenica 9 giugno, in occasione del trentacinquesimo del pellegrinaggio, ingaggia  una lotta tra la luce e le tenebre. C’è ovviamente il buio della malattia, delle incomprensioni, del  peccato che avvolge l’umanità ferita, e di conseguenza  della tua fatica che diventa via via distrazione, fastidio, a volte anche lamentela.

Ma a sfidare la propria fragilità ci sono tutte le luci del pellegrinaggio che continuamente fanno sollevare lo sguardo: quelle delle torce portate dai volontari che indicano la strada e quelle delle candele dei centomila  che per un tratto dei trenta chilometri illuminano la via. Quelle dei fuochi artificiali che disegnano a sorpresa la notte di rose e stelle colorate  e quelle delle ambulanze e dei vigili che assistono chi non ce la fa. Quelle del crepuscolo che poco a poco delinea i contorni delle colline intorno a Loreto e quelle dei lumi che circondano la Madonna del Santuario che, come una mamma trepida per il figlio fuori casa, ci aspetta sul piazzale.

Si parte dallo stadio di Macerata verso le 22 dopo la Messa, si arriva alla Santa Casa intorno alle sei del mattino. Tra la testa e la coda del pellegrinaggio passa un’ora e dieci minuti di cammino. “Dobbiamo estinguere la candela / spegnere il lume e riaccenderlo / Per cui ti ringraziamo per la nostra piccola luce… E quando avremo edificato un altare alla Luce invisibile che vi possano porre le piccole luci per le quali fu creata la nostra visione corporea / noi Ti ringraziamo che la tenebra ricordi a noi la luce”.

Il lungo serpente luminoso che, volgendo indietro lo sguardo, taglia i colli e la pianura marchigiana fa venire in mente la chiusa dei “Cori della Rocca” di Eliot.

Ha proprio ragione Antonio Socci quando, stupito e anche amareggiato, si domanda come mai il mondo dei media, di cui anch’io faccio parte, ignori sistematicamente eventi come questo. Non solo per i numeri: centomila persone che scelgono di camminare otto ore di notte sono comunque una notizia. Ma anche per la qualità del gesto: quest’anno si è pregato per illuminare i nostri governanti sulla crisi economica.

Nell’udienza in San Pietro di mercoledì 12 Papa Francesco, fresco di un collegamento telefonico con lo stadio di Macerata prima della Messa, ha detto: “La realtà a volte buia, segnata dal male, può cambiare se noi per primi vi portiamo la luce del Vangelo, soprattutto con la nostra vita. Se in uno stadio, pensiamo qui a Roma all’Olimpico o a quello di San Lorenzo a Buenos Aires, in una notte buia una persona accende una luce, essa si intravede appena. Ma se tutti gli spettatori accendono ciascuno la propria luce, lo stadio si illumina. Facciamo che la nostra vita sia una luce di Cristo: insieme porteremo la luce del Vangelo all’intera realtà”.

Parole che sembrano essere state scritte apposta per il pellegrinaggio Macerata-Loreto. Troppo adeguate per pensare a una semplice coincidenza.

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