Perché una Fondazione generalista, cioè destinata a dare valore aggiunto, agli ospedali di Varese e del Verbano che sono pubblici? E perché chiamarla così, “Il Circolo della Bontà”? Tante domande in questi mesi, segno d’interesse verso l’iniziativa, e due risposte. La prima: il rione Sanità ha conti precari, rossi come quelli di tutti gli altri bilanci statali, sostenerlo con responsabile civismo era encomiabile facoltà, è diventato indispensabile bisogno. La seconda: bontà è un valore che pare dimenticato in tempi di cinismo, fa più effetto di solidarietà, sussidiarietà, è una parola che capiscono tutti.
L’idea, lanciata dall’allora dg Walter Bergamaschi, oggi ai vertici del comparto regionale, quando il cielo non era ancora così scuro, si è rivelata una profezia. La raccolsero varesini di buona volontà; si è tradotta in progetto grazie alla sensibilità di alcuni donatori di cuore, intendendosi, si capisce, persone disposte a farsi prossimo, secondo una bella intuizione di Carlo Maria Martini. E ora? Ora ci sono i primi risultati della semina: da gennaio il servizio Dama, gestito da un medico, da alcuni infermieri e da un gruppo di volontari, accoglie pazienti con gravi disabilità psicomotorie e li accompagna nel percorso ospedaliero. Prima, erano necessarie disagevoli trasferte a Milano. Da un anno “Il libro in camera”, organizzato dal CRAL aziendale, animato da volontari, per lo più ex dipendenti, offre lo svago della lettura ai degenti e ai loro familiari da una biblioteca ricavata davanti agli ascensori del monoblocco nella hall del Circolo. I volumi, più di duemila, sono stati raccolti col passa-parola e catalogati da una professionista del ramo. Iniziativa analoga a Cittiglio. Presto in tutte le camere del nuovo ospedale di Varese e negli spazi comuni saranno installati trecento televisori nella certezza di migliorare, in questo modo, la qualità di ricoveri e attese ambulatoriali.
Da quanto abbiamo fatto dal 16 novembre del 2011, data di nascita della Fondazione, che ha un CDA composto da rappresentanti delle libere professioni e del volontariato, si capisce il senso della missione del “Circolo della Bontà”: prendersi cura dei luoghi delle cure, umanizzarli, migliorarli, riportare le comunità negli ospedali, com’era un tempo, non sostituire il management, ma affiancarlo, non occuparsi dei massimi sistemi sanitari, di stretta competenza regionale, ma offrire servizi che il pubblico non è obbligato a fornire e che il privato può provare piacere a garantire nel nome di un bene supremo, la partecipazione.
La gratitudine con la quale le famiglie di tanti “pazienti deboli” hanno accolto il decollo del progetto Dama ci è stata di grande conforto. È stato il nuovo dg Callisto Bravi a imprimere la svolta decisiva, mettendo a frutto il lavoro preparatorio del direttore medico Andrea Larghi. Il successo della biblioteche e, ci auguriamo, del funzionamento dei televisori dicono che per cambiare qualcosa in questo Paese, bisogna smettere di fare sempre le stesse cose. E bisogna avere il coraggio di chiedere: c’è sempre qualcuno pronto a dare, anche in anni difficili. Un’indagine statistica, seriamente condotta, segnala che nel 2020 in Italia ci saranno beni senza eredi per 105 miliardi di euro. Lo abbiamo chiamato il “tesoro della solitudine” e da questa notizia, verificata, siamo partiti per costituire questo tipo di Fondazione che potremmo definire autenticamente civica.
Ma perché parlarne su RMFonline in attesa che tutti i media esterni ci aiutino “pro bono” a promuovere quest’idea? Innanzitutto perché si tratta di una lieta novella. In secondo luogo per ribadire che gli azionisti di maggioranza del “Circolo della bontà” sono coloro che nei nostri ospedali operano avendo senso di appartenenza, perché primari, medici, infermieri, lavoranti di ogni genere sono il “popolo della bontà” al quale è affidato l’esito di questo progetto, perché se ci credono loro ci crederanno gli altri e i risultati saranno eccellenti per tutti. A loro diciamo: aiutateci ad aiutare i vostri ospedali, che sono i nostri.
Gianni Spartà
Presidente della Fondazione “Il Circolo della Bontà. Onlus”
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