Il tempo che rapinatore! Sandro Gamba arriva sorridente, ma il suo incedere è reso più spedito da un bastoncino da sci che nasconde la riparazione a un’anca. E anche Guido Carlo Gatti, un tempo in grado di morsicare il ferro del canestro andando a rimbalzo o al termine di un’entrata, ha dovuto fare i conti con capricci fisici, e poi gli altri con chili in più, capelli argentei: tutti pacifici e statuari pensionati, ma non più guerrieri dello sport se non nello spirito e nella comunanza di ricordi grandiosi; tutti ancora e sempre felicità e orgoglio della nostra comunità.
E pure la comunità all’incontro del 15 giugno è ben rappresentata da pancette prominenti e volti sorridenti, ma solcati dai segni delle rapine del tempo. È a Palazzo Estense il raduno per l’omaggio alla grande Ignis: un percorso cittadino con targhe dedicate ai luoghi amati dai giocatori. È stata una magnifica idea di Flavio Vanetti, scriba varesino da anni al Corsera e più attento di noi colleghi locali alla necessità di costruire la storia di una squadra degna di menzione anche tra un secolo.
L’incontro è nella sala del Consiglio comunale e servirà anche per spiegare le recenti clamorose risse verbali dei civici amministratori. La proiezione infatti di preziosi filmati non avviene nel silenzio che consente di afferrare bene il sonoro mentre anche la presentazione del “Percorso Ignis” fatta da Luca Corsolini e Vanetti ha dei vuoti audio non da poco tanto che il mio amico Martignoni ha avanzato l’ipotesi che la rissa e le incomprensioni per la cittadinanza a Mussolini, una guerra comunque tra sordi, non ci sarebbero state se la discussione fosse avvenuta in un ambiente idoneo.
Per la verità le finestre del Salone Estense erano aperte, inoltre favoriva la sordità la noiosa lista istituzionale di coloro che dovevan dire di avere capito che l’idea delle targhe era ottima, e infine mancava il tempo per far parlare i testimoni più attesi, i giocatori. Sotto questo aspetto un meeting un tantino pizza, alimento poi comprensibilmente rifiutato al party che nel giardino ha concluso l’avvenimento.
E proprio la temperatura gradevole e la amata sinfonia verde del parco hanno indotto gruppetti spontanei di ospiti a quieti conversari anche su argomenti extrasportivi.
Un ripasso di notizie e avvenimenti recenti, valutazioni serene di situazioni intricate e angoscianti, nelle quali gli errori sono sempre dietro l’angolo. Sono casi in cui può essere particolarmente importante l’analisi dei comportamenti: viene allora spontaneo di chiedere se il pm Agostino Abate in tanti anni abbia fatto sconti a qualcuno. Mai, è stata la risposta rapida, unanime.
Del mio gruppetto fa parte il sindaco: Attilio Fontana sin da ragazzo ha tifato Ignis, è contento per il successo del “Percorso” dedicato alla squadra, tutti abbiamo il buon gusto di non chiamarlo in causa su temi d’attualità bosina. Io ho appena letto su RMFonline.it l’eccezionale documento di Massimo Camillo Fiori sul disastro urbanistico di Varese, ma non cedo alla tentazione. Anche perché si tratta di storia che in parte risale nel tempo.
Varese non ha solo i Monelli della Motta, ai quali dobbiamo lo splendido lavoro per perpetuare la sagra di sant’Antonio Abate. Varese ha anche i monelli di Palazzo Estense, instancabili nel tirare i sassi ai lampioni, vale a dire nel dare vita a scelte spesso opinabili, a volte purtroppo arrendevoli davanti alle incursioni delle Sturmtruppen cementiere della sanità formigoniana. Gli ospedali di Circolo e il Del Ponte ricostruiti sul posto sono una bestemmia urbanistica: peggio non si può dire. Ci sono però altre atomiche pronte per essere sganciate da bombardieri regionali sul piccolo e già massacrato tessuto cittadino: l’unificazione delle stazioni e la Varese verticale, cioè con grattacieli da fare invidia a New York e Chicago. Lo ricorda appunto il nostro Fiori. Giusto quindi lasciare in pace il sindaco anche perché poche ore dopo rivedendo una Como ben più trascurata di Varese non ho certamente avuto nostalgia dei monelli di Palazzo Estense, ma ho iniziato a coltivare la grande illusione di qualche corale ravvedimento, per esempio uno stop al delitto che verrà commesso contro la storia e la tradizione della città: lo scavo del parcheggio sotto il verde di Villa Augusta. Infatti ci si prostra una volta di più davanti alle Brigate Grigie – quelle del cemento – della sanità regionale. Se tra qualche mese a Giubiano saranno entrate in azione le ruspe probabilmente passerà la proposta del Martignoni: al momento giusto un “Percorso” cittadino di targhe con foto e carriera dei monelli di Palazzo Estense.
Il nostro, dice il Martignoni, sarà un modo ben più civile di tirare i sassi.
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