Ai primi di maggio si è ripreso a parlare di grandi opere da anni in cottura nel calderone di lavori preannunciati, annunciati e riannunciati chissà quante volte nella città di Varese. Hanno cominciato a farne oggetto a livello più alto, in un incontro a Palazzo Estense, il sindaco avvocato Fontana e il presidente della Regione Roberto Maroni. Presenti anche il vicesindaco di Varese Carlo Baroni, l’assessore Fabio Binelli e il presidente del Consiglio regionale Raffaele Cattaneo. Obiettivo: far ripartire una serie di progetti tuttora fermi per ragioni di vario tipo o addirittura ritenuti fortunatamente archiviati come la costruzione di un Hotel nel parco delle Ville Ponti.
Le scelte dei più alti amministratori di Regione e Comune si sono concentrate con buon impegno pubblicitario su Piazza della Repubblica – nuovo teatro, sulla unificazione delle stazioni ferroviarie, sull’ex Calzificio Malerba (leggi: nuovo grande centro commerciale e tangenzialina Gasparotto – Borri), sull’accessibilità al Sacro Monte (leggi: parcheggio interrato alla Prima Cappella) e, ultimo a sorpresa, sul Polo Congressuale a Biumo Superiore (leggi: costruzione di un hotel nel parco Ponti).
Contrastanti, come sempre, le reazioni. Chi esalta la volontà del fare, rappresentata dall’impegno in prima persona del presidente Roberto Maroni per opere ritenute indispensabili allo sviluppo cittadino, e chi la ritiene la solita farsa delle promesse. In particolare annunci e tentativi di far dimenticare un ventennio inconcludente di amministrazioni a traino verde-leghista. Un ventennio passato con due sole opere da ricordare: la tangenzialina da Viale Valganna a Viale Belforte-Iper, per altro finanziata coi soldi giunti dal Governo per i Campionati mondiali di ciclismo del 2008, e la riapertura della funicolare Vellone – Sacro Monte, pozzo senza fondo di perdite di denaro pubblico.
Crediamo che nessuno possa esprimere critiche di principio a questo recupero di attenzione per le grandi opere, avendo presente il contributo che la loro realizzazione può dare alla ripresa economica del nostro martoriato Paese. Creare opportunità di lavoro è cosa più che mai doverosa. Il problema se mai è rappresentato dalle scelte delle opere. Dalla loro urgenza o no, dalla loro indispensabilità, dalle possibilità reali di finanziamento e sopratutto dall’apporto che possono dare allo sviluppo urbano, alla qualità della vita dei cittadini. Evitando ovviamente di creare più problemi negativi di quanti non si sia inteso risolverne.
Proseguano pure le parti politiche e gli uffici preposti gli approfondimenti indispensabili per individuare lo stato di fattibilità dei grandi progetti, gli accordi di programma conclusi, avviati o da avviare. Verifichino le effettive possibilità di finanziamento, ma senza creare fatti compiuti, punti di non ritorno, tali da compromettere il futuro Piano di governo del territorio. In altre parole occorre evitare di formalizzare accordi di programma definiti nei dettagli da incollare come francobolli nelle mappe del futuro PGT. Lasciando poi a questo rinnovato piano l’onere di recepirli e di armonizzarli, quanto e per il possibile, col resto della programmazione urbanistica cittadina.
Per essere ancora più precisi occorre evitare che nelle more della proroga della validità dei vigenti PRG, stabilita dalla Regione fino alla metà del prossimo 2014, venga accelerata la formalizzazione di accordi di programma utilizzando le vecchie norme ora resuscitate. Di piani attuativi elaborati senza uno sguardo più ampio alle problematiche più generali cittadine crediamo possa bastare il nuovo grande ospedale pediatrico – infantile in costruzione a Giubiano.
È più che augurabile quindi che i lavori per la preparazione del PGT di Varese procedano in parallelo e di pari passo che gli studi e gli eventuali accordi di programma per le grandi opere. Non ci stancheremo mai di sottolineare questo discorso sul metodo.
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