Dopo il Belgio, l’Olanda, la Spagna, la Svezia, la Norvegia, il Portogallo e la Danimarca, anche la Francia e l’Inghilterra hanno riconosciuto la validità legale del matrimonio tra persone omosessuali.
Tale decisione è stata possibile in seguito ad una rivoluzione culturale che è maturata nel tempo a cominciare dal sommovimento sociale del ’68 che ha messo in discussione l’esistenza della identità sessuale come realtà biologica corrispondente a due sessi, maschio e femmina.
Già nel pensiero greco di Aristotele la natura è il principio che guida la crescita e lo sviluppo della realtà e mira a raggiungere il fine che le è proprio; nel caso della persona umana agire secondo natura significa raggiungere il fine che è consono alla propria natura razionale. Era tuttavia nota l’esistenza di una attrazione sessuale stabile e prevalente verso le persone dello stesso sesso, definita come “omosessualità”.
Sinora la scienza non è riuscita a stabilire se si tratta di una realtà biologica in quanto non è stato riscontrato un “gene gay” o se a causare l’insorgere di un orientamento omosessuale siano degli influssi ambientali come la famiglia, la società, le esperienze di vita. In ogni caso tutte le persone, eterosessuali e omosessuali, hanno la stessa dignità e devono essere loro riconosciuti uguali diritti; questo non vuol dire disconoscere che nell’ambito della omosessualità il fine procreativo non può essere raggiunto.
L’eguaglianza tra i due sessi non può prescindere da questa realtà; il che significa che solo il matrimonio eterosessuale può avere riconoscimento giuridico a motivo della sua essenziale funzione di coesione sociale e di perpetuazione della vita; il matrimonio omosessuale invece non può essere equiparato in quanto non è finalizzato alla conservazione e alla trasmissione della vita.
Occorre pertanto distinguere tra diritti dei singoli nelle formazioni sociali a sostegno della loro personalità e diritti della famiglia, società naturale fondata sul matrimonio tra uomo e donna per la continuità della specie.
Negli ultimi decenni si è affermata la “ideologia di genere”, una teoria che afferma che il genere di una persona non è né naturale, né legato alla identità sessuale, bensì è una scelta personale. Secondo il medico Alfred Charles Kinsey, autore di una famosa inchiesta sui comportamenti sessuali moderni, l’orientamento sessuale è un “continuum” del quale l’eterosessualità e l’omosessualità sarebbero gli estremi. Un altro medico, John Williams Money, ha coniato la definizione di “identità di genere”, ipotizzando che questa possa essere diversa dall’identità sessuale.
Da questi precedenti è nato il movimento culturale e politico che propone una visione fluida dei sessi e dei generi e che rivendica il diritto di ogni persona a scegliere liberamente il proprio orientamento sessuale: niente è dato e niente è definito, tutto è sottoposto all’arbitrio umano.
L’ideologia “transgender” significa anche la possibilità di passare da un genere e da un orientamento sessuale ad un altro. L’identità sessuale diventa flessibile; il dato biologico non ha rilevanza e a questo viene sovrapposta una identità che non corrisponde alla realtà oggettiva sottostante.
Il principio di autodeterminazione viene frainteso: la mia libertà deve essere assoluta e non può essere imprigionata da alcun limite; prevale una concezione soggettivistica e relativistica con cui l’uomo postmoderno crede in tutto ciò che può essere realizzato. La verità soggettiva sostituisce quella biologica: l’uomo è una “pagina bianca” su cui si può scrivere ciò che piace. È una rivoluzione antropologica che vede l’ordine naturale come un ostacolo da abbattere e da superare.
Si tratta del proseguimento, con diversi mezzi e modalità, dell’idea di eguaglianza assoluta come condizione di libertà che ha attraversato tutto il Novecento. La concezione della natura come dato di fatto di cui tenere conto viene superata dalla teoria che l’uomo è libero di decidere chi diventare e chi vuole essere. A fondamento di tale ideologia c’è stata la “rivoluzione sessuale del ‘68” che ha separato la sessualità dalla procreazione e ha affermato una sessualità senza responsabilità. Se la natura non esiste più ma conta soltanto la volontà dell’individuo, tutto diventa lecito.
Non sorprende che l’Unione Europea è impegnata a cancellare, in tutti i documenti personali ufficiali, il riferimento al “sesso” e a sostituirlo con il termine “gender” (genere). La rivoluzione antropologica procede senza sosta per eliminare le vere o presunte differenze e per raggiungere la vera eguaglianza.
Ma è davvero così?
Secondo la visione cristiana l’essere umano deve vivere la sessualità con la mediazione della ragione, mentre quella “libertinista” afferma l’esatto contrario. Benedetto XVI ha così sintetizzato tale concetto: “Il sesso non è più un dato originario della natura che l’uomo deve accettare, bensì un ruolo sociale del quale si decide autonomamente”.
Prima di arrendersi a questa mentalità dominante sarebbe opportuna una seria riflessione perché negare la legge naturale significa scardinare il concetto di etica oggettiva sottratta all’arbitrio umano.
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