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Libri

BRENNO TRA VERITÀ E LEGGENDA

CARLA TOCCHETTI - 17/05/2013

È uscito per i tipi della casa editrice Rizzoli “Il Flagello di Roma”, interessante romanzo storico del varesino Michele Gazo. La prosa secca precisa e accattivante del giovane scrittore formatosi al Liceo Classico Cairoli ci accompagna ad una originale rilettura del periodo storico che ruota intorno alla battaglia dell’Allia, svoltasi quasi duemilaquattrocento anni fa alle porte di Roma. Un evento potenzialmente capace di cambiare il corso della storia della nostra civiltà, che vide contrapposte l’armata della repubblica romana e una tribù di origine celtica guidata dal condottiero Brenno.

Lo storico Tito Livio riporta nei libri che raccontano la storia di Roma “Ab Urbe Condita” che i Galli (esattamente i Senoni di ceppo celtico) stavano attuando una campagna di espansione dirigendosi dal centro Europa verso meridione quando, incontrate alcune popolazioni etrusche, entrarono in rotta di collisione con i Romani. La nascita del contendere fu un grave episodio di rottura, ad opera dei Romani, del vincolo riconosciuto universalmente come “diritto delle genti”, che permetteva ai diplomatici di intrattenere in condizioni di sicurezza reciproca trattative atte a scongiurare gli eventi bellici. La reazione celtica fu una sanguinosa aggressione che sortì l’occupazione di una parte dell’Urbe e un umiliante sacco. Valutate giudiziosamente le ricadute di una politica di conquista di altri popoli, che avrebbe implicato una organizzazione impositiva che non apparteneva alla visione celtica, Brenno decise poi di abbandonare la città al suo destino e tornare verso le terre d’origine.

Poiché guardiamo la storia antica attraverso il cannocchiale di chi ce la riferisce, intuiamo che le vicende del Diens Alliensis e i racconti sulla popolazione cosiddetta barbara sono stati in larga parte mediati da quanto scritto da Romani. Dei celti infatti abbiamo rarissime fonti dirette poiché il loro sistema storiografico era basato sulla tradizione orale. Tito Livio ammise di aver operato arricchimenti di stampo letterario, in realtà campanilistico per rendere meno avvilente il resoconto della sconfitta. Non sorprenda quindi la versione “romanocentrica” che conferisce ai guerrieri celti un aspetto animalesco al limite del disumano, una propensione alla guerra scaturita da un puro senso di ferocia, la volontà di vincere la battaglia non secondo piani strategici ma impiegando addirittura lupi ed orsi.

Negli ultimi trent’anni gli storici hanno potuto ricostruire dettagliatamente le caratteristiche della civiltà celtica, che all’epoca della battaglia di Allia era al culmine del proprio splendore e della propria potenza. Una popolazione dallo spirito nomade, eccezionalmente abile nel costruire attrezzature, utensili e vestimenti civili e bellici – di cui le nostre parole tuttora conservano una cospicua eredità linguistica. Conoscevano profondamente tutte le risorse offerte dalla natura, dai metalli alle fibre tessili alle piante officinali, all’importanza dell’elemento femminile nell’alternarsi stesso della fasi della vita: la civiltà celtica era sostenuta da un sincero sentimento etico e religioso che imponeva agli uomini l’ascolto ed il rispetto dell’armonia delle leggi naturali. Ciò avveniva per mezzo di figure di indiscussa autorità, in appoggio al rix (capo), uniche nella gerarchia sociale celtica: i druidi.

Appassionanti, nel libro di Michele Gazo, sono i numerosi riferimenti al mondo naturale dell’oiw , alle sue leggi, ai suoi segni, ai suoi doni a e chi sapeva interpretarli. La figura stessa del condottiero Brenno, che si fregiava del nome di corvo, faceva riferimento all’uccello mitico che aveva osato trasgredire con la menzogna il volere divino e per questo era stato condannato a mutare il colore del piumaggio da bianco a nero e perdere la libertà. Fu proprio l’animale tutelare, nella leggenda, a conferire a Brenno quella capacità di visione e prospettiva che permise al “popolo delle foreste” di vivere in pace per un altro millennio, sino a che la loro presenza si dissolse, fondendosi interamente con quella di altre popolazioni europee.

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