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Società

MIO PADRE

don ERNESTO MANDELLI - 17/05/2013

Il tuo sguardo
non mi riconosce,
angosciato ti ripeto:
sono tuo figlio.

Una parola
hanno detto,
un duro responso:
alzheimer.

Cammino con te,
interminabili silenzi,
mentre ricordo
gli anni passati.

Momenti affettuosi,
progetti di vita;
ora un tormento,
una domanda: perché?

Il tuo volto statico
non palesa sofferenze,
fattezze sempre uguali
come un quadro in cornice.

Non so cosa provi,
se gioia o dolore,
se desideri o speranze,
non so cosa vive in te.

Ritorno ogni giorno,
con le stesse domande,
lo stesso tormento,
non so darmi pace.

Per un momento accetto
di starti accanto
come una persona
a te sconosciuta.

Allora quel volto,
l’aspetto insignificante
comincia a parlare,
mi invita a pensare.

Sei uomo debole,
sei persona indifesa,
il tempo e lo spazio
hanno perso di senso.

Continui a vagare
dove non sai;
ti lasci condurre
da una mano cortese.

Sei il volto di un uomo
con i colori della pace,
le tue cantilene
sono parole innocenti.

Sei quell’uomo
che mi ha generato:
sei sempre
mio padre.

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