Ero lunedì sera ad assistere ad un vero spettacolo sul palco del Circolo “comunista” di viale Belforte. È stato sì un omaggio a Giuseppe Macchi, comandante della brigata garibaldina. Erano presenti il figlio Claudio ed il partigiano Angelo Chiesa di Venegono (Felice) che alla fine hanno applaudito, come me, l’omaggio alla memoria di tanti donne e uomini che hanno combattuto per la resistenza e la liberazione dalla dittatura ed invasione nazista.
Lo spettacolo, perché di questo si è trattato, per circa novanta minuti ha tenuto tutti con il fiato sospeso e massima tensione.
Per chi scrive è stato come essere davanti alla Tv sul canale preferito 54 di Rai Storia; ma la storia era quella di Varese, con momenti di lettura, teatro, musica, filmati di repertorio, foto dell’archivio Claudio Macchi. Il bravissimo regista ed adattatore dei testi Michele Todisco ci ha stupito veramente come gli attori, in primis Andrea Minidio, Clarissa Pari, Simone Todisco, Enrico Rosselli, Federico Lucchina: e poi il complesso della Balcon Band con cantanti e solisti. Per fortuna lo spettacolo è stato replicato al Teatro nuovo per le scuole e a Gavirate il 25 aprile.
“La lotta dell’uomo contro il potere è la lotta della memoria contro l’oblio “ è stato il motto dello spettacolo.
Alla fine della serata ho accompagnato a piedi percorrendo viale Belforte fin quasi al cippo che ricorda la fine di René Vanetti, G. Pietro Somaini: classe 1927, è l’unico reduce vivente della battaglia condotta da un drappello di militari e volontari di poco più di centoventi uomini sul Monte San Martino tra il 13 ed 15 novembre del 1943, sotto il comando del Colonnello Carlo Croce, nessuna appartenenza politica se non a quella della libertà.
Attaccati dagli aerei Stukas e da una colonna di oltre duemila tedeschi e fascisti si dovettero arrendere: molti i partigiani uccisi, poche decine riuscirono a raggiungere la Svizzera. Ma quale concorso di popolo attorno a loro: donne che portavano viveri lassù tra le nebbie e quasi tutti i Parroci della zona a solidarizzare, tra cui Don Antonio Gatto e Don Marco Limonta: Somaini era un ragazzo di quattordici anni quando si aggregò ai militari di Croce. Oggi racconta i fatti come se fosse ieri. Un valore, la testimonianza, che dovremmo salvaguardare e conservare. Oggi egli abita a Capolago; ma chi lo conosce? Ma quella lotta del motto di cui sopra, campeggiante sugli schermi, è stata l’anelito alla libertà da parte dei varesini.
Claudio Macchi lo conoscevo bene, amico di mio padre, capo del magazzino del salumificio Guzzi di Bizzozero, abitante al castello di Belforte, frequentatore del “Circulin di pret” di Biumo come Claudio. Dopo la guerra per decenni l’abbiamo conosciuto espositore e narratore dei fatti partigiani con parole semplici, assolutamente prive di autocelebrazione: il sangue amava dire è scorso per darci il profumo del libero pensiero, sì anche del giornalismo così come lo conosciamo, non soggetto a veline o censure. Lo spazio si restringe. Cito solo alcuni dei morti trucidati, ricordati dalle vie della città: Renè Vanetti (5 ottobre), Walter Marcobi a Capolago in un tranello per mano di Triulzi. Trentini, Copelli, Ghiringhelli alle Bettole nel cosiddetto periodo dell’Ottobre Varesino di Sangue.
Fatte le dovute integrazioni con la resistenza dei cattolici, il nuovo metodo dello spettacolo dovrebbe continuare a partire dalle scuole senza connotazioni di carattere politico attuale.
La presenza alla serata di Angelo Monti, bandiera vivente della legalità, anticipa la citazione di Antonio de Bortoli, Aristide Marchetti, Don Franco Rimoldi, Carletto Macchi ( Ludovico Emanuele), Mario Ossola (Mario Alvise), Rino Pajetta (Paolo ), Maria Letizia Lonati (Nuccia ), Anita Tibiletti, Don Ernesto Pisoni (Cristoforo ), Monti Pasquale (Natale), Franco Reggiori (Battista), D. Macchi (Alfredo), Brusa, Carboni, Casati, l’ing. Pier Giovanni Fachinetti.
Ma quante persone ancora mi vengono a mente per il loro sacrificio, Nuccia Casula, il bizzozerese Carletto Ferrari, oppure chi dava il proprio fondamentale contributo per la causa come il mitico campione del ciclismo e rivenditore di bici Zanzi in via Veratti.
Cito per finire gli autori cui si sono rifatti gli organizzatori per i testi storici: Francesca Boldrini, Angelo Chiesa, Antonio De Bortoli, Franco Giannantoni, Claudio Macchi.
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