12 aprile 2013. Un neonato abbandonato sul cavalcavia di un’autostrada, nei pressi di Novara, è trovato morto tra i rifiuti. La notizia rimbalza di giornale in giornale, sfila tra i sottotitoli dei tiggì della sera, mentre scorrono in primo piano le immagini dei politici e dei candidati in corsa per il Quirinale. Nel cumulo di pattume che ha fatto da bara al corpicino, avvistato da un automobilista di passaggio, s’annida il veleno di un mondo malavitoso. Ma covano anche le ceneri di una realtà, sempre più incurante del dramma, che chiude gli occhi di fronte a una svalutazione della vita che finisce per opprimere, senza apparenti rimorsi, deboli e innocenti indifesi. Le donne e i bambini: sono sempre loro le vittime usuali e sacrificali di una realtà familiare deviata oltre che di un circuito della criminalità ormai ben addentro al tessuto sociale .
Ricordiamo anche il bambino gettato nel water di un McDonald a inizio anno e abbandonato dalla madre, una prostituta rumena (e dal suo entourage) subito dopo averlo partorito nel bagno.
Emanuele è stato per fortuna soccorso da mani pietose e avrà per sé una vita sua. Che gli auguriamo coronata d ‘affetto.
Al piccolo innocente di Novara non è invece toccato in sorte di vivere, ucciso a poche ore dalla nascita forse per le conseguenze di un parto non assistito da mani esperte, o più probabilmente addirittura gettato da un’auto in corsa ancora in condizioni vitali. La crudezza della notizia sta anche nelle inquietanti supposizioni sui possibili patimenti, sull’abbandono dopo il distacco dal corpo della madre, sulle sofferenze per la fame o la mancanza di carezze, per la frettolosa brutalità di chi voleva solo sbarazzarsi del disturbante fardello.
Non è accettabile che storie come questa accadano, che succeda ancora nel 2013 e continui a succedere. Dobbiamo impegnarci a non dimenticare, a non stancarci di far sentire la voce del nostro sdegno, a non accettare di codificare notizie come questa nella infinita lista della quotidiana criminalità. Sopra a quel cumulo di rifiuti, dove il piccolo corpo di un bambino senza nome e senza amore umano ha vissuto la sua crocifissione, invochiamo da credenti che aliti lo spirito dell’amore sovrumano.
E possa da lì rinascere una nuova speranza. Per un mondo che sappia accogliere sempre le sue creature in pienezza d’amore e umano rispetto.
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