Varese ha parrocchie che funzionano, una di queste è quella di Masnago ed è inevitabile che tutte le domeniche davanti alla chiesa, al termine delle messe, tutte molto seguite, si possano incontrare educati attivisti con le loro proposte. Proprio domenica scorsa stavo superando il tavolino dove si raccoglievano firme contro l’apertura festiva dei supermercati, quando la bella signora addetta alle adesioni è schizzata verso di me, mi ha abbracciato ed è poi ripiombata fulmineamente nella sua trincea di brava cristiana. Quando a un paio di pie donne che avevano cominciato a squadrarmi sospettosamente ho spiegato che per Luisa Oprandi, figlia di un fotografo storico e amico caro di noi giornalisti, ero come un vecchio zio, di colpo è svanita la forte curiosità, anzi una delle due donne è ritornata sui suoi passi e si è messa in fila per firmare la sacrosanta petizione in favore del riposo festivo.
In me il saluto – abbraccio di Luisa ha scatenato una associazione di idee, una catena che ha avuto un singolare approdo: la centralità, l’insostituibilità della donna là dove ordine, organizzazione, semplicità e pulizia rappresentano fattori base di una qualsiasi attività pratica. E siccome Luisa è stata candidata sindaco e Varese da troppo tempo non è più la linda, accogliente città di un tempo chissà se, dopo l’addio di Attilio Fontana, un primo cittadino donna non possa guardarsi attorno e mettere al primo posto della lista della spesa il decoro urbano e iniziative tese al recupero della educazione civica di generazioni di varesini.
Il crollo di Varese e la sua mancata risalita nelle classifiche nazionali ha sicuramente anche cause più importanti, resta il fatto che da noi sembra addirittura che non ci si lavi la faccia ogni mattina, che si accetti come un diritto il pessimo comportamento di pochi, che siano problemini l’ordine, la pulizia, il rispetto, la capacità di attrarre da parte di quella che si vantava di essere la Città Giardino.
A monte del nostro attuale disastro c’è la cronica disattenzione dei partiti, da sempre pronti a discutere progetti e sogni di grandezze di vario tipo e specie, in realtà mai decisi a un’operazione di restauro e recupero di tutto ciò che non è solo esteriorità, ma la prima dimostrazione di efficienza e sostanza. Ci sono cittadini e associazioni che agiscono in questa direzione, vanno aiutati mentre si attende un’azione più incisiva anche da chi si rifà alle tradizioni locali, ai valori di un passato ricco di sostanza.
Ma conteranno soprattutto le scelte di Palazzo Estense, oggi con le casse vuote. La cultura civica, il vento nuovo per ridare aspetto gradevole e slancio alla comunità potranno costare molto meno di quanto si possa immaginare se la partitocrazia si renderà conto che l’immagine di una Varese sporca, trasandata, passiva, figurerà pesantemente al passivo di una azione inadeguata della classe politica.
Oggi a colpi di scopa vediamo cacciate o negate maggioranze e governi che sembravano in una botte di ferro. Può succedere anche a Varese.
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