Mica lo dico io! Non ho tali pretese; mi accontento di scovare un po’ di verità dietro la superficialità dell’opinione conformista. Ma un annuncio simile, basta ipocrisie! lo ha fatto l’autorevole quasi-candidato alla segreteria del PD Fabrizio Barca.
Se fosse veramente praticato da tanti, un simile proposito scuoterebbe le coscienze e cambierebbe la qualità dei rapporti personali, non solo tra i politici.
Certo, lo svelamento da parte di Barca, peraltro tuttora ministro del governo Monti, dell’ipocrisia dei suoi compagni non è proprio sconvolgente: “il PD non è un partito di centro-sinistra, – disse – ma di sinistra”.
Non credo che la rivelazione abbia sorpresi e lasciati sconvolti molti italiani.
Però…
Però se tutti applicassero questo metodo?
Se Berlusconi confessasse: “il PDL è un partito aziendale”, se Grillo dicesse “io do solo voce a Casaleggio e che cosa vogliamo veramente scopritelo su www.casaleggio.it alle voci Gaia e Prometeo”… se tutti i non-candidati al Quirinale volessero e magari… (magari quando leggerete avremo un nuovo inquilino) dovessero proporre le proprie candidature esplicite e magari raccogliere delle firme…
E se chi ha messo le tasse per salvare le banche…
E se chi blocca il Paese perché crede che rifacendo le elezioni possa avere la rivincita…
E se chi corre a vedere la foto di Crimi che dorme in treno, confessasse di dormire davanti al televisore e magari anche davanti al monitor del computer…
Che dire dei nordcoreani, di Assad, di Al-Qaeda, dei miliardari cino-comunisti, della CIA, del Mossad, del KGB o come si chiama adesso… Che cosa farebbero se rinunciassero all’ipocrisia?
Ma mettiamoci d’accordo: in che consiste la rinuncia all’ipocrisia?
Nel dire, dopo, ti ho fregato e non me ne pento o nel rinunciare alla menzogna volontaria, fin da prima?
Una bella alternativa! La prima soluzione è sinceramente devastante, distrugge la fiducia, fa mettere mano ai coltelli. Questa rinuncia all’ipocrisia non è un rimedio all’inganno, come ben sanno tutti i coniugi traditi.
Nemmeno la seconda è facile: se pure ti riesce di rinunciare all’inganno fraudolento, spesso capita che ti ritrovi nell’ambiguità delle interpretazioni e della decifrazione dei fatti stessi, come ben sanno i tifosi di calcio, mai soddisfatti dell’arbitro (un terzo) e nemmeno della moviola. Potremmo rivedere la realtà intera, come il rigore alla moviola, e scoprire di non essere mai d’accordo, ugualmente?
La verità non ci viene restituita da una volonterosa moralità o da una sofisticata trasparenza che ci faccia scrutare all’interno dei fatti pubblici e privati. Non supereremmo il grande abbaglio contemporaneo, il fondamento del non-pensiero nichilista, che ci fa credere che non esistono fatti, ma solo interpretazioni.
C’è solo un rimedio, si chiama certezza morale, quella condizione in cui la ragione dice: non può essere che così. Ma come la si raggiunge? L’unico modo in cui l’uomo può incontrare la verità non dissanguata dalle pretese di una ragione astratta e non ridotta a utensile del futuro progresso è quello di mettere in gioco l’intero suo complesso di esigenze materiali e spirituali nel paragone con la realtà. L’inevitabile impatto ci porta diritto a ben diverse esperienze di non-ipocrisia: si chiamano domanda, perdono, speranza.
You must be logged in to post a comment Login