Il decanato di Varese propone per giovedì 18 aprile alle 21 al cinema Politeama di Varese uno spettacolo teatrale, dal titolo Tranfiguratio malis, motivo di riflessione sulla figura di Jacques Fesch ovvero il dramma umano e cristiano di un giovane assassino che si lascia convertire e conquistare dalla misericordia di Dio. Regia di Antonio Zanoletti, drammaturgia di Sergio Di Benedetto con Camillo Rossi Barattini, Ettore Cibelli, Luisa Oneto e Angelo Zilio.
Ma chi è Jacques Fesch? È un ragazzo francese (1930-1957) che vive una giovinezza dissipata e alquanto turbolenta, che esegue una rapina finita accidentalmente con l’uccisione di un poliziotto.
Pertanto viene incarcerato e condannato a morte. Negli anni di carcere che precedono la sua esecuzione Fesch si converte riuscendo a capire la drammaticità e la scelleratezza del suo passato e rispondendo positivamente alla chiamata della grazia di Dio che gli chiede di diventare un uomo nuovo. Con l’aiuto del cappellano del carcere e del suo avvocato inizia così un bellissimo cammino spirituale, leale e profondo, che lo porta all’apice dell’amore per Dio e gli uomini. Dal carcere scrive lettere ai parenti, tra cui la moglie Pierrette, la piccola figlia Veronique, l’amico benedettino padre Thomas, la suocera Marinette; scrive anche un diario intimo per Veronique. Tutti questi scritti sono la testimonianza inequivocabile del suo itinerario spirituale alla sequela di Cristo.
Serenamente va incontro alla ghigliottina che lo uccide all’alba del 1° ottobre 1957; di lui è attualmente in corso il processo di beatificazione.
Lo spettacolo è ambientato in carcere, nella cella di Jacques, negli ultimi mesi della sua vita. Sulla scena si alternano le figure centrali che segnano la sua breve vita: la moglie, il cappellano, una guardia carceraria. Attraverso il dialogo, a volte anche duro e drammatico, con questi personaggi e attraverso le lettere che il giovane invia dalla sua cella viene tratteggiata la sua parabola umana che parte dagli eccessi giovanili sfociati nell’omicidio fino alla conversione e al raggiungimento della maturità della fede cristiana.
Dallo spettacolo ne emerge una figura affascinante e di attualità per diversi motivi. In primo luogo perché affrontare la figura di Fesch porta inevitabilmente a considerare la questione educativa: egli stesso attribuisce all’educazione ricevuta, atea e priva di ideali, la causa dei suoi comportamenti criminali e da giudizi molto netti e taglienti sulla sua adolescenza e giovinezza vissute senza regole e modelli (senza legge né fede, si diceva una volta). In secondo luogo una riflessione su Jacques Fesch implica quella sui temi della giustizia e del perdono che pongono sul piatto della bilancia da una parte le sue precise e gravi responsabilità, dall’altra il suo rapporto con il Padre misericordioso che attende l’uomo peccatore senza stancarsi.
Una considerazione finale: l’invito a lasciarsi conquistare dalla misericordia e dalla tenerezza di Dio e il fatto che Dio aspetta e perdona l’uomo senza mai stancarsi ricorda in maniera chiara quanto sta dicendo in questo primo periodo del suo ministero Papa Francesco.
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