Dalla stampa locale dei giorni scorsi abbiamo appreso che nella Città giardino, durante il ponte di Pasqua, «I writers colpiscono ancora. Mentre l’amministrazione si prepara ad approvare il nuovo regolamento del decoro urbano, che obbligherà i commercianti a tenere puliti i muri dei loro negozi».
Se rispondente al vero, questa notizia contiene elementi di surrealismo, se non di follia pura. Ma come: gli amministratori locali si danno da fare per incoraggiare, in vario modo, i writers a imbrattare i muri delle nostre città e i commercianti devono pagare per farli ripulire!
Ma enumeriamo con ordine gli elementi di questa ennesima follia del potere. Qualche anno fa gli imbrattatori di muri, o writers, arabescarono le pareti esterne della basilica di San Vittore e in quella circostanza si levarono – alte! – le indignate grida dei politici locali, alcuni dei quali cianciarono di «Codice violato».
Codice violato? Perché esiste un codice per rovinare monumenti storici di rara bellezza e la proprietà privata con degli obbrobri psichedelici? Siccome, ormai, in Italia più nessuno si preoccupa di almeno “sembrare” coerente, nello stesso periodo del fattaccio di San Vittore, alcuni consiglieri e assessori comunali di Varese si armarono di vernice, rulli e pennelli per andare a imbiancare il sottopasso della stazione ferroviaria cittadina che versava in condizioni, a dir poco, pietose. «Bene…» – avrà pensato qualche malevolo – «finalmente un lavoro adatto a loro!».
Non era mica tanto bene, se si fosse considerato che quello dei consiglieri e assessori varesini (tra i quali – se non ricordo male – c’erano anche i responsabili della cultura e della tutela ambientale!) era, in realtà, un dichiarato lavoro di preparazione delle pareti che l’indomani sarebbero state destinate agli esercizi dei writers.
I brutti esempi, purtroppo, sono contagiosi perché anche il comune di Busto Arsizio, la patria di quel coriaceo pragmatismo noto come bustocchità, organizzò, la “Street festival” dove i writers ebbero, quella volta, dei pannelli mobili a disposizione che poterono imbrattare a loro piacimento. A Gallarate, invece, i politici che allora governavano il Comune fecero le cose ancora più in grande perché addirittura organizzarono la “Notte bianca dei writers”. In quell’occasione, gli ospiti con la bomboletta di vernice spray ebbero a disposizione l’intero muro di un caseggiato di via Manzoni, delle dimensioni almeno di 12 x 20 metri, attaccato a quel gioiello di architettura del periodo umbertino che è il palazzo del Banco di Cambio. Tutte queste manifestazioni, per così dire, artistiche hanno avuto un punto in comune che – stando alle dichiarazioni di chi le ha organizzate – sarebbe quello di educare i writers al rispetto dell’ambiente urbano.
È evidente che gli amministratori nostrani invece di occuparsi dei problemi concreti – come la carente manutenzione stradale, l’esosità dell’IMU, di servizi sociali sempre più aleatori, del trasporto e della refezione scolastica – preferiscono inclinare alla demagogia. Essi pensano, così, di anestetizzare lo spirito protestatario dei giovani e di addomesticare un problema di ordine pubblico, come quello del degrado della città, buttandola in arte laddove dovrebbero procedere col codice penale alla mano.
Il fenomeno dei writers, peraltro, non è facilmente anestetizzabile perché esso scaturisce dalla rabbia interiore di giovani che, imbrattando i muri, intendono urlare la propria rabbia e disperazione per un futuro che non vedono all’orizzonte e in ciò, i politici che ora li vezzeggiano così spudoratamente qualche colpa storica l’hanno proprio. I demagoghi, però, dovrebbero essere, se non intelligenti, almeno furbi: pensare di combattere la devastazione delle nostre città organizzando dei festival per i devastatori sperando che, così, essi imparino a rispettare l’ambiente urbano, non solo non è furbo ma è certamente stupido. Come sarebbe stupido mettere a lavorare il signor Dracula il Vampiro all’emoteca dell’ospedale di Varese sperando che la vista delle sacche di sangue gli faccia perdere il vizio di nutrirsi alla giugulare del prossimo.
Con tali e tanti precedenti, l’ultima cosa che ci saremmo aspettati dagli amministratori in tema di contrasto ai Writers, era quella di volere obbligare «… i commercianti a tenere puliti i muri dei loro negozi». Signori delle stanze del potere, noi non sappiamo come la chiamate voi ma ciò che volete imporre agli incolpevoli commercianti varesini è violenza allo stato puro: ma adoperatevi per far pulire i muri dai responsabili! Essi sono sicuramente più vicini a voi che a noi.
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