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Lettera da Roma

L’EFFETTO BERGOGLIO

PAOLO CREMONESI - 12/04/2013

San Francesco ed il sogno di Innocenzo III, Giotto, Basilica di Assisi

“Il dovere del Conclave era di dare un vescovo a Roma… quella Chiesa che presiede nella carità tutte le Chiese”.

A poco più di un mese dalla sua elezione, Papa Francesco non sembra aver dimenticato le parole dette dalla Loggia di San Pietro. Se ne è avuta dimostrazione il giorno del suo insediamento alla cattedra di San Giovanni in Laterano, nell’abbraccio che migliaia di romani hanno riservato al Pontefice che preferisce appunto definirsi ‘Vescovo di Roma’ e che conclude le sue calde parole di ricambio con l’ormai classico: “Pregate per me”.

Effetto Bergoglio sulla capitale. Già verso le 11 di una tranquilla domenica di primavera finalmente arrivata, piazza San Pietro è piena di gente che continua ad affluire da via della Conciliazione.

C’è aria di festa. Si capisce che tanti sono lì anche solo per curiosare. Lo ha osservato alla Radio Vaticana il cardinal vicario della capitale Vallini: “Visitando diverse parrocchie ho sentito l’affetto che i romani manifestano. Molti mi hanno chiesto di far venire Papa Francesco nelle loro comunità e io ho domandato: cosa vi muove in questo sentimento ? Non lo sappiamo – è stata la risposta – ma ci è entrato nel cuore”.

CasalBertone, Centocelle, Magliana, ma anche le centrali Prati e Parioli. Girando e parlando coi parroci, si sente ripetere che arriva in Chiesa gente mai vista e che molti, lontani anni luce dai sacramenti come quello della confessione, chiedono di ricominciare.

La semplicità dei gesti di papa Francesco colpisce i romani. Seguendo uno slogan, forse un po’ facile che ‘gira’ tra i socialnetwork (“Giovanni Paolo ci ha mostrato in Chi crediamo, Benedetto XVI per quali ragioni, Papa Francesco come farlo”) percepiscono la verità e la profonda unità di una persona che ripone tutta la sua consistenza in Cristo.

A San Giovanni, la grande basilica sorta nel IV secolo su una proprietà della famiglia dei Laterani, Mater et caput di tutte le chiese di Roma le cui quindici gigantesche statue si vedono anche dal Gianicolo, l’amore della città per il Papa si è evidenziato in tutto il suo calore. Viene quasi automatico ricordare il sogno in cui Innocenzo III vede San Francesco sostenere la Basilica che sta per crollare. Anche qui il Papa, ricordando l’incredulità di Tommaso, il tradimento di Pietro, la parabola del figliol prodigo, non si è stancato di ripetere che Dio è misericordia, che Lui prende l’iniziativa con la sua grazia ed a noi come bimbi in braccio alla madre compete solo rispondere con un ‘sì’.

L’agenda è già fitta: a Giugno il Vescovo di Roma aprirà il convegno diocesano, a Settembre si incontrerà con tutti i sacerdoti di Roma all’inizio dell’anno pastorale. Il 26 Maggio visita alla parrocchia di Elisabetta e Zaccaria di Prima Porta. Certo, battere la cifra record di trecentouno su trecentotrentatre parrocchie, incontrate da Giovanni Paolo II nel corso dei suoi ventisei anni e cinque mesi di pontificato (ed il suo insuperato quanto provocatorio “Damose da fa, semo romani”), non sarà semplice. Ma Papa Bergoglio non sembra troppo spaventato: in fondo Francesco a piedi è arrivato sino in Egitto.

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