Erano fischi per fiaschi quelli di Pontida. Fischi diretti in particolare a Tosi, ritenuto in Veneto il responsabile numero uno del fiasco alle politiche e del fiasco (dato per certo) alle prossime amministrative di Vicenza e Treviso. Ma anche Maroni (dai dissidenti bossiani soprannominato Pinocchio) ha avuto la sua parte. La parte di Cornelia, madre dei Gracchi. Il macrogovernatore, alzando al cielo alcune buste imbottite di rimborsi elettorali tramutati in pietre preziose, ha alzato anche la voce, dicendo allo sparuto/sparito popolo padano: “Questi sono i diamanti di Belsito!”. E subito dopo, come una rediviva Cornelia, ha esclamato: “Ma i miei diamanti siete voi, i militanti!”. Al suo fianco, muso lungo di Bossi che, si sa, considerava quegli introiti beni di famiglia. Al contrario, Maroni intende distribuirli alle sezioni più meritevoli. Entrambi fingono di ignorare o ignorano che sono soldi pubblici non convertibili in diamanti o donazioni, ma da restituire allo Stato “in quanto non utilizzati per i fini stabiliti dalle vigenti disposizioni di legge”. Ecco, adesso lo sanno. E allora: “ In nome della legge, fuori i soldi!”
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