In questi giorni si sta parlando insistentemente di un progetto relativo ai Giardini Estensi per una risistemazione “filologica” delle piante circostanti la fontana del parco tramite l’eliminazione di 12 cipressi californiani che sono essenze non autoctone piantate in epoche recenti e quindi ritenute non pertinenti all’assetto storico del giardino.
Abbiamo effettuato un sopralluogo ai Giardini Estensi per renderci conto della situazione e anche per constatare in generale le condizioni del patrimonio arboreo del Parco.
Il sopralluogo ha evidenziato innanzitutto una condizione generale di grave degrado con numerose piante in evidente forte sofferenza e per quanto riguarda il tempietto retrostante la fontana il degrado si avvia a essere irreversibile.
Tale situazione sottolinea l’esigenza di un intervento manutentivo straordinario urgente per ridare dignità ai Giardini Estensi che costituiscono un importante monumento storico-ambientale di Varese.
Questo ineludibile intervento, che potrebbe definirsi di “sopravvivenza” del parco, ha sicuramente la precedenza rispetto a un intervento di natura puramente “filologica”, che in ogni caso comporterebbe valutazioni storico scientifiche di una certa complessità in relazione alle varie mutazioni che si sono succedute in varie epoche.
Inoltre sussiste anche un problema di coerenza nel senso che prima di addentrarsi in operazioni di raffinata filologia, connesse al rispetto dei connotati storici del verde, dell’ambiente e del paesaggio, bisognerebbe aver dato prova di una costante opera di cura e di difesa del verde e del paesaggio, in quanto patrimonio indiscusso della comunità.
Non si può, infatti, da un lato “ricostruire filologicamente” e dall’altro consentire sistematicamente gravi episodi di distruzione del verde e del paesaggio nonché di degrado dell’ambiente naturale e urbano. Alludiamo per fare qualche esempio alla serie di progetti di parcheggi “devastanti”di Villa Augusta, Villa Mylius, Sacro Monte, etc. oppure ai recenti episodi di “capitozzo” per consentire i movimenti della gru di un cantiere in via XXV Aprile oppure la proposta di abbattere dei cedri per vedere meglio una villa e la palestra sempre nella stessa zona.
Peraltro, a proposito di una sorta di “razzismo Verde” verso le piante non autoctone, va anche sottolineato come diverse essenze non originarie dei nostri luoghi si siano con il tempo “acclimatate” anche da un punto di vista paesaggistico e talora testimoniano, come nel caso delle palme (famiglia Arecaceae), di mode e fenomeni estetici che hanno acquisito una valenza storica.
Appare quindi infondato il criterio di una sistematica eliminazione che potrebbe anche divenire facilmente il pretesto per ulteriori, diffuse distruzioni del nostro patrimonio arboreo.
Inoltre a proposito dei cipressi californiani, nel caso vi fossero tutte le precondizioni per la loro eliminazione, considerato che gli stessi appaiono in discreta salute, andrebbe valutata la possibilità anche economica di una loro ripiantumazione in altri luoghi, piuttosto che procedere a una loro distruzione totale.
In conclusione quanto ai Giardini Estensi richiediamo agli esperti del Verde Pubblico di poter visitare insieme il parco per verificare con il loro contributo l’esattezza dei nostri rilievi.
Maud Ceriotti
Verdi Ambiente e Società – Varese
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