La scelta del nuovo papa Jorge Mario Bergoglio, il pontefice venuto dall’altra parte del mondo, fa sperare e osare cambiamenti invocati da anni.
Facile immaginare – come si è anche diffusamente letto – un’attesa vasta per maggiori aperture al mondo femminile, all’opportunità dell’assunzione di incarichi più alti per le donne, laiche o religiose, impegnate sul campo in nome della fede e della carità. La rosa delle presenze femminili eccellenti che già operano per conto della Chiesa nelle alte sfere non è sfuggito alle pagine dei giornali più attenti, che hanno riproposto un fitto elenco di nomi e foto, sul quale è inutile ripetersi.
E molti, dopo l’elezione di papa Francesco, guardano anche più di prima al sacerdozio delle donne. Pensando che potrebbe rappresentare una risposta alla diminuzione di vocazioni sacerdotali, o all’assunzione di incarichi necessari, in luoghi e paesi altrimenti dimenticati. Il discorso è aperto.
Ma, a ben vedere, proprio nell’umiltà del servizio è il più prezioso risultato, il vero coronamento di chi opera in silenzio, senza pretesa alcuna di riconoscimenti o di investiture ufficiali, di carriere per quanto costruite a fin di bene. Le donne, molte donne, lo sanno bene. Sono da sempre abituate a servire perché conoscono il potere grande dell’amore. Che non s’ammanta di abiti preziosi, ma indossa i panni della quotidianità dell’accudimento familiare e domestico, dell’assistenza ai malati, dell’attenzione a chi necessita di aiuto e conforto.
Il potere dell’amore è quello ispirato da San Francesco, il potere del servizio di cui proprio il pontefice ha parlato nel giorno stesso della sua intronizzazione, in un memorabile colloquio rivolto a ogni uomo di buona volontà.
È quello stesso praticato per una vita da madre Teresa di Calcutta e dalle sue consorelle impegnate nel mondo e partite dalle rive del Gange brulicanti di umanità sofferente.
È quello a favore di chi ha bisogno, perché è ammalato, o è vecchio, o è solo e ha paura. Oppure ha perso tutto e forse teme – sbagliando – di avere perso anche se stesso.
Il potere dell’amore non chiede ricompense e offre il massimo che una persona possa offrire a un’altra, un fratello al fratello, una sorella a una sorella.
“La gente è affamata di amore perché siamo troppo indaffarati” diceva proprio madre Teresa di Calcutta. Il vero servizio è quello rivolto a chi ti sta accanto. E il vero successo, il premio del sorriso dell’altro – sia di vecchio o di bambino – si fa più vasto quanto più grande è il campo in cui cade il seme dell’amore e più lunga è la catena di mani che s’affidano ad altre mani.
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