Lo stesso cielo nero carico di pioggia di uno dei suoi capolavori (la decorazione a fresco della volta del presbiterio della chiesa parrocchiale di Sant’Appiano) ha accolto i visitatori che il 23 e 24 marzo sono andati a scoprire i luoghi di Giovanni Battista Ronchelli a Castello Cabiaglio, su invito del FAI, tra antichi oratori e palazzi nobiliari, portali, loggiati, stucchi, lavatoi, fontane, maioliche e gli affreschi, appunto, del suo figlio più celebre.
Nascosto nel cuore della Valcuvia tra boschi e scorci paesaggistici, Cabiaglio è una delle ultime testimonianze dei nuclei abitativi medievali sorti alle falde del Parco del Campo dei Fiori in un ambiente naturale intatto, rifugio di pastori, artisti e montanari.
A partire dal Seicento, il paese ebbe una fioritura nelle arti e nell’industria con fabbriche di ceramiche, fornaci e filande; e proprio in un’elegante palazzina del 1597, poi trasformata in filanda fino alla Seconda Guerra Mondiale (produsse anche paracadute per uso militare), nacque nel 1715 Giovanni Battista Ronchelli.
Il giovane, ricco di talento, fu educato a Roma e guadagnò presto la fama di campione del barocchetto. Ritornato a Varese, entrò in contatto con i principali artisti allora in voga, dal Magatti ai fratelli Baroffio, a Giuseppe Bianchi che progettò il Palazzo Estense; e proprio alla corte del duca di Modena, Francesco III d’Este, l’artista di Cabiaglio trovò lavoro.
In quella che oggi è la sede del Comune affrescò la volta del salone principale e il salone delle assemblee. Tra il 1760 e il 1775 realizzò il ciclo d’affreschi biblici e le Storie di Mosè a Palazzo Recalcati, dipinse il Martirio di Santa Caterina nella basilica di San Vittore, lavorò nella chiesa di Sant’Antonio alla Motta, a Villa Mirabello e nel 1762 svolse una perizia per le Romite del Sacro Monte sulle pitture antiche del monastero, in occasione della beatificazione di Caterina da Pallanza e di Giuliana di Busto.
Fuori Varese lavorò a Vercelli, Como, Bellinzona, Pavia, Carimate, nella villa Bossi-Zampolli di Azzate e affrescò la parete di fondo del tempietto nel giardino di villa Della Porta Bozzolo a Casalzuigno. Morì il 24 gennaio 1788 nel paesello natio e il suo nome resta indissolubilmente legato alla chiesa parrocchiale di Cabiaglio di cui affrescò l’altare maggiore, il presbiterio, il pulpito e la sacrestia.
Le guide del FAI hanno condotto i visitatori anche nella casa natale, che la famiglia acquistò intorno al 1450 e dove gli Sforza venivano a cacciare gli orsi. L’edificio è oggi il paradiso degli sposi che l’affittano per lussuosi pranzi di nozze. La struttura è intima e maestosa al tempo stesso con le sale affrescate al piano terra, i camini decorati e gli stucchi in pietra di Cuasso, i pavimenti in mosaico e un glicine di 130 anni, uno dei più antichi d’Europa, che si arrampica sul porticato al primo piano, decorato con un trompe-l’oeil dal gusto raffinato.
Nel 1824, il cinquecentesco soffitto a cassettoni di legno di pioppo, nel salone al primo piano, fu dipinto di nero in segno di lutto per la morte di Napoleone o, forse, fu utilizzato come magazzino dei bachi da seta. Il pavimento originale in cotto è misto a sangue di bue che conferisce il colore tipico. Nel 1847, dopo vari passaggi di proprietà, la villa e il giardino furono utilizzati come filanda dai fratelli Besana di Milano e nel cortile fu alzata una ciminiera alta 28 metri.
Nelle foto: Palazzo Ronchelli e affreschi del pittore in Sant’Appiano a Castello Cabiaglio
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