“Tutto parte da una telefonata ricevuta in ufficio con cui un medico mi comunicava che mi avevano diagnosticato un tumore maligno”. Così Antonello De Giorgio, varesino doc, sposato, due figlie, funzionario di banca e allenatore di pallacanestro, spiega la sua avventura umana, condensata nel libro autobiografico “Non sono ancora una foto sopra una lapide!”, Macchione Editore. Un titolo strano, impegnativo, che mette ansia ma che è il racconto di una storia vera.
“L’ho scritto – precisa – in un momento particolare della vita perché, allora, mi sottoponevo alla chemioterapia. È quello che è successo da quel giorno, quando mi sono presentato a casa una sera comunicando alla famiglia che mi avevano diagnosticato il cancro. Che cosa ho fatto per lottare contro questa malattia terribile; quanto ha influito la forza della fede, la presenza della famiglia e quel “pizzico” di follia che mi porta a irridere le situazioni. Una ricetta di vita con tre ingredienti che è stata utilizzata contro la malattia; le ormai famose tre F: fede, famiglia, follia”.
Così dunque Antonello ha sconfitto la malattia ma prima ancora la disperazione che blocca in certi momenti. Certo, come ricorda anche il dottor Giancarlo Comeri che ha scritto la corposa prefazione al libro, si può reagire a notizie anche gravissime se la tua struttura interiore è orientata a Cristo, se la tua fede è personale, tesa a un soprannaturale che non è una ideologia ma una “persona” che vive dentro di te e con te. Tanto più se a “dare man forte” nella preghiera sono i familiari e i numerosi amici…
Ma nulla di magico in tutto questo, così come non tutto si può spiegare al contrario con i progressi della medicina. Comeri ce ne dà una prova anche “laica” citando una vasta serie di dati scientifici che attestano l’influenza positiva della preghiera e dell’affidamento a Dio sui risultati positivi delle terapie mediche: ad esempio una ricerca della California Public Health Foundation ha dimostrato che un’assidua partecipazione alle funzioni religiose può ridurre il rischio di mortalità del 36%; oppure una meta-analisi condotta all’Università di Miami su un campione di 126.000 persone ha evidenziato che “quelle religiosamente attive avevano il 29% in più di probabilità di sopravvivenza rispetto al resto della popolazione”. Una fede, insomma, che appare in grado di guarire come e più delle pur necessarie terapie mediche corroborando la tesi secondo cui l’uomo è un tutt’uno di corpo, anima e psiche, dimensioni che sono interdipendenti tra loro.
C’è ancora un aspetto su cui la nostra ragione non può che aprirsi al mistero e che lega l’esperienza del dottor Comeri a quella di De Giorgio ed è Medjugorje, con le apparizioni mariane che si susseguono da oltre trent’anni. A Medjugorje Comeri è stato, nel 1984, uno dei cinque medici che hanno effettuato i primi test clinici sui veggenti ed è oggi convinto assertore della autenticità delle apparizioni; Antonello vi è stato più volte, scettico all’inizio (come molti) poi “testimonial” di quello che chiama “un assaggio di Paradiso”.
Poteva tutta questa ricchezza restare infruttuosa? No di certo e dopo la pubblicazione del libro Antonello ha iniziato a diffondere un messaggio positivo e di speranza soprattutto per chi forse, la speranza, la sta perdendo: l’ammalato oncologico. Lo fa attraverso incontri/testimonianza mirati: nelle parrocchie, nei centri culturali, nei centri di aggregazione e dovunque lo invitano, parlando della sua malattia, ma soprattutto diffondendo la formula delle 3 F.
I proventi della vendita del libro sono indirizzati a un’iniziativa missionaria che si occupa della costruzione di pozzi per la raccolta dell’acqua in Eritrea, referenti i Missionari cappuccini di Milano. Per chi desideri invitarlo i suoi riferimenti sono:
telefono: 3357487547
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