Lo scorso 7 marzo il Consiglio comunale ha accolto nella sua sede di Palazzo Estense il rettore dell’Università dell’Insubria, professor Alberto Coen Porisini; il tema dell’invito è stato bene sintetizzato da un titolo esplicito: “Varese e la sua Università: realtà e prospettive”. Un momento importante per la città (qualcuno ha anche scomodato l’aggettivo “storico”) in quanto da più voci è stato sottolineato come si volesse consolidare un cammino di conoscenza reciproca fra le due istituzioni.
Il rettore ha esposto le realtà attuali dell’Università a Varese, si è diffuso su dati che riguardano il numero e le attività del personale docente e amministrativo, l’affluenza degli studenti e la loro provenienza (prevalentemente lombarda e dal territorio della provincia, ma con un graduale incremento di studenti anche da altre regioni italiane e dall’estero), riportando il fatto che la flessione nell’ultimo periodo delle immatricolazioni su scala nazionale, ha coinvolto certamente anche l’Insubria ma in misura inferiore alla media, con un calo statisticamente non significativo rispetto agli anni scorsi.
Il discorso ha poi riguardato la sede dell’ateneo che, nelle linee esposte dal professor Coen, vedrebbe nell’area di Bizzozero la sua congeniale collocazione con la prospettiva di costituire un vero e proprio campus, dove tutti i servizi amministrativi per studenti e personale, le aule, i laboratori e le biblioteche, potrebbero armonizzarsi e facilitare la vita di chi partecipa alle attività universitarie.
Questo pone certamente la necessità di riflettere su alcuni aspetti logistici quali i trasporti, gli accessi alle varie sedi, l’adeguamento di strutture già presenti all’interno del complesso di via Otorino Rossi, in una prospettiva di sviluppo multicentrico delle attività culturali cittadine. Mi preme però segnalare che l’intervento del rettore ha analizzato anche questioni più generali, di ampio respiro, che richiedono uno sforzo di astrazione progettuale estremamente interessante e infine costruttivo: mi riferisco alla questione del senso della presenza di un’Università all’interno del territorio varesino. Una struttura complessa e differenziata nelle sue voci come un’Università, con il suo patrimonio di didattica, ricerca e proposta culturale, con i molteplici contatti con comunità scientifiche nazionali e internazionali, si deve innestare all’interno di una comunità altrettanto complessa e differenziata come è poi quella di una realtà territoriale attiva e vitale in modo da essere una ulteriore voce di questa, amalgamata e riconoscibile come prodotto originale del lavoro e degli interessi, dei progetti, che una città, una provincia vuole sviluppare e fare conoscere oltre i propri confini, oltre i propri ritmi.
In quest’ottica il rettore sintetizzava, con un’espressione convincente, il fatto che vorrebbe non tanto portare l’Università dentro la città ma questa all’interno di quella, ricordando per esempio che le aule dove si svolgono i corsi, o le biblioteche, sono luoghi e servizi di pubblico accesso; un punto di vista quindi da cui promuovere uno scambio tra l’ateneo, il cittadino e le istituzioni del territorio che sia a più direzioni, naturalmente reciproco, dove ognuno sappia trovare stimoli per la ricerca, suggerimenti o approfondimenti per progetti o imprenditorialità, spunti per una cultura personale o professionale.
In un’epoca in cui un dialogo necessario tra molteplici comunità e territori è giocato all’interno di confini quanto meno continentali, che lo si voglia o no, dobbiamo cogliere le occasioni per partecipare a questo mantenendo un’impronta peculiare e riconoscibile, ma sviluppando dalle nostre risorse un linguaggio universale; vivificare il concetto di “Varese e la sua Università”, credo sia una proposta che vada in questa direzione, cosi come il senso dell’impegno assunto da molti consiglieri nel corso della seduta di dare all’incontro un carattere pratico, di continuità e reciprocità di rapporto tra Ateneo insubre e territorio. Il futuro non è certo, siamo d’accordo, e un paio di onesti, franchi “non so” pronunciati nella sua relazione dal professor Coen hanno suggerito la reale complessità di un percorso importante appena iniziato ma credo abbiano voluto portare anche il senso forte di incoraggiare curiosità, immaginazione e una voglia di progetto comune, parole preziose che tendiamo purtroppo ad accantonare con crescente frequenza, per la troppa fretta, il troppo rumore e il troppo fumo di questo tempo.
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