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Apologie Paradossali

ABOLIAMO I PARTITI POLITICI

COSTANTE PORTATADINO - 22/03/2013

Pol Pot, dittatore della Cambogia

Mutato nomine de te / Fabula narratur*

Trascrivo l’editoriale di Beppe Grillo da La Settimana (dal blog Beppe Grillo 24 02 2013):

Editoriale

I partiti politici

“Per apprezzare i partiti politici secondo il criterio della verità, della giustizia, del bene pubblico, conviene cominciare distinguendone i caratteri essenziali: – un partito politico è una macchina per fabbricare passione collettiva – un partito politico è un’organizzazione costruita in modo da esercitare una pressione collettiva sul pensiero di ognuno degli esseri umani che ne fanno parte – il fine primo e, in ultima analisi, l’unico fine di qualunque partito politico è la sua propria crescita, e questo senza alcun limite Per via di queste caratteristiche ogni partito è totalitario in nuce e nelle aspirazioni” Simone Weil, da “Manifesto per la soppressione dei partiti politici”

 Vero. Verissimo! Purtroppo si adatta anche e soprattutto a te.

Basta cambiare il nome, la sostanza è la stessa.

Lo provano le più recenti vicende delle votazioni per la presidenza del Senato. Il leader pretende obbedienza totale, in nome di un non-partito.

Ma la faccenda è veramente seria, fare politica senza partiti è una stupenda aspirazione da partito unico, meglio ancora da “pensiero unico”. Infatti Mussolini, Hitler, Franco, Stalin, Mao, Castro e quanti altri ancora hanno pur sempre tenuto il “loro” partito nella massima considerazione, magari affiancato da partitini satelliti, quelli dell’uno per cento nelle elezioni “bulgare”. I partiti cattivi erano quelli degli altri, anche solo immaginati. Ho scoperto però un esempio di abolizione dei partiti totalmente realizzata: la Kampuchea democratica, alias Cambogia dei Kmher Rossi. Non esisteva il Partito Comunista Cambogiano, esisteva solamente Angkar, l’Organizzazione.**

Caro Beppe, non riesco ad immaginare quale importanza possa avere avuto Simone Weil per la tua formazione, ma vai adagio con le esasperazioni! Simone Weil ha certamente vissuto in tempi diversi dai tuoi.

Anch’io sono convinto che questo non è più il tempo di partiti identitari (quali DC e PCI), ma che non ci sia la necessità di un corpo intermedio, organizzato democraticamente, tra lo Stato e le masse in movimento dell’elettorato, non lo posso ammettere.

Non mi basta nemmeno un partito-strumento, un taxi che mi porti a destinazione per un viaggio breve, oggi che occorre impegnarci per decenni solo per consolidare il debito pubblico. Occorrono impegni chiari di lungo periodo verso gli aderenti e gli elettori, cui affiancare, semmai, i programmi elettorali di coalizione, non incoerenti con i primi e temporalmente giustificati.

Solo questo rende possibile la coesistenza e la collaborazione dei diversi, che è l’essenza della democrazia. Democrazia non è la dittatura della maggioranza, ma giustificazione e contenimento del potere, in funzione del rispetto della libertà di coscienza, quindi rispetto e tutela del singolo, prima ancora delle minoranze.

Qui mi fermo, affinché l’apologia della democrazia non diventi (troppo) paradossale difesa dei partiti della “seconda” repubblica e ancor più paradossale nostalgia di quelli della prima.

 *Orazio, Satire, I, I, 69/70
** P.F. Idling, Il sorriso di Pol Pot, Stoccolma 2006, tr. it. Iperborea 2010
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